Ogni luogo ha una storia da raccontare…
Facendo la guida turistica in Provincia di Latina, ho capito che non esistono luoghi più importanti di altri, più “immaginifici” di altri. Perché, ho scoperto, ogni luogo ha una storia da raccontare, bisogna solo volerla scoprire!
Così, ho cominciato a raccogliere storie e racconti, in un blog chiamato passeggiando.info, che spero possa diventate una mappa interattiva ed emozionale di quello che ci circonda.
Rio Martino, di storia, ne ha una davvero incredibile da raccontare. Per cui ho chiesto a Stefano Panigutti, di condividerla con noi. Stefano è un Paleontologo ed è stato il protagonista di questa incredibile scoperta.
“Una storia di contingenze
Questa storia inizia un giorno di 110 milioni di anni fa, un giorno come un altro, sulla spiaggia di bianchissimo calcare di un atollo corallino in mezzo al Mar della Tetide.
Un piccolo dinosauro bipede, come ce ne sono molti altri, sta camminando sulla porzione di spiaggia lasciata libera dal ritirarsi della marea. Cammina, curioso, in cerca di cibo, su quella che si definisce una piana tidale: quella parte che emerge e viene sommersa dall’andirivieni costante della marea. Allora come adesso, la luna domina il risalire e il ridiscendere incessante del mare.
Il dinosauro cammina e, chissà per quale motivo, decide di accucciarsi. Non si cura delle impronte che ha lasciato sulla spiaggia, perché mai dovrebbe farlo? Non sappiamo cosa abbia fatto poi il nostro animaletto di circa tre metri, dove sia andato, chi o cosa abbia incontrato; quello che sappiamo però, è che le sue impronte hanno avuto un destino ben diverso dal suo. Non sono state distrutte, alterate, perse per sempre. Sono state preservate in qualche modo, magari coperte da una tempesta che ha trasportato abbastanza sabbia da sigillarle per sempre; la sabbia poi si è pian piano trasformata in roccia, cementando le tracce.
Qui inizia una nuova storia di contingenze: una storia che diventa la storia del nostro pianeta e dei movimenti che costantemente lo trasformano.
Quella spiaggia è diventata roccia, quelle isole si sono trasformate in seguito allo scontro tra le placche tettoniche, in montagne.
Quelle montagne sono state erose dagli agenti atmosferici e, infine, abitate da noi uomini.
Da quelle montagne abbiamo tratto delle cave, utilizzando le pietre per creare la foce di un canale di bonifica.
Una di quelle pietre, salvata dalle mine usate dai cavatori, poggiata sul lato giusto per essere osservata, finisce su quel molo, a Latina.
Resta li, in attesa! In attesa che un fotografo, appassionato di paleontologia e amico di un geologo, la riconosca come una possibile traccia di vita del passato. L’amico geologo (appassionato di dinosauri fin dai 9 anni e la cui tesi di laurea riguardava proprio impronte di dinosauro) conferma la scoperta: si tratta di una traccia importante, le impronte di un dinosauro.
La scoperta è confermata dai ricercatori dell’università La Sapienza e quello che avviene dopo è storia nota.
Questa è quindi una storia di contingenze, di tutti quegli eventi senza i quali il nostro dinosauro non sarebbe giunto fino a noi.
Quali probabilità ci sono che proprio quelle impronte si conservassero? Quale probabilità che la formazione delle montagne non le distruggesse per sempre? Quale probabilità che l’uomo aprisse una cava proprio là dove le impronte si erano conservate e che la cava stessa non le distruggesse? Quale probabilità che il masso fosse posizionato in modo utile perché permettesse alle impronte di essere scoperte? Quale probabilità che un fotografo appassionato di fossili e con l’amico geologo le trovasse? Se davvero potessimo calcolare tutte queste probabilità, il numero sarebbe così piccolo da non dare alcuna speranza, invece le impronte sono state scoperte li, a Rio Martino, a Latina: la contingenza le ha portate qui, le ha volute qui!
Proprio perché questa è una storia di contingenze dovremmo, almeno per questa volta, ascoltare le contingenze ed accettare che le impronte restino nel posto che le ha accolte e che ha permesso a tutti di conoscerle. Il luogo più giusto per conservarle e preservarle per le generazioni future, affinché le impronte generino altre contingenze. Immagino un ragazzino che le possa osservare e che, magari si innamori della paleontologia e diventi a sua volta scopritore di altri fossili… Secondo me, il posto che questa storia ha deciso essere la sede finale della camminata iniziata 110 milioni di anni fa resta il Procojo di Borgo Sabotino a Latina.”
Dove sono le impronte?
Al contrario di quanto aveva sperato Stefano e, con lui, un gruppi di associazioni e professionisti di Latina, le impronte sono state trasferito presso la sede del Parco dei Monti Ausoni, lontano dal luogo che ne ha permesso la scoperta. Una decisione presa dalla Soprintendenza, dopo che per anni Parco Nazionale del Circeo e Comune di Latina non sono stati in grado di raggiungere un accordo su conservazione e valorizzazione di questo inestimabile reperto.
Chissà come andrà a finire… e se davvero le impronte, così, finalmente troveranno un riparo.
Staremo a vedere!
Nel frattempo, ecco un video realizzato con Dario Valeri, che ne racconta la storia. Buona visione.
Di Stefano Panigutti e Marco Mastroleo