In Italia gli sport tradizionali sono molto popolari, da piccoli ci avviciniamo allo sport tramite i nostri genitori che ci portano nelle società sportive per insegnarci i valori del gioco di squadra e del rispetto dell’avversario. Nello sport ci sono determinate metodologie di allenamento che vengono applicate da decenni e ci vengono implicitamente fornite da bambini tramite un metodo al quale non riusciamo a dare un vero significato come ad esempio, se parliamo di calcio:
- perché passare la palla in un certo modo;
- l’appoggio del piede;
- l’importanza della preparazione atletica.
Nell’esport ci si approccia da autodidatta, non hai un mister che appena entri in questo mondo ti insegna le basi o il funzionamento del gioco, per cui sei costretto ad improvvisare ad adottare un tuo schema mentale o un tuo metodo di gioco a te più vicino, quindi approcciarsi fin da subito con la giusta mentalità ed un metodo di allenamento concreto e professionale, fornisce una struttura per creare basi solide.
“Struttura il tuo successo” è una rubrica realizzata in collaborazione con il Team di Davide Paccassoni.
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Quindi come funziona negli eSport?
Quando ci si approccia agli eSport, lo si fa solitamente per passione, ma per portarlo ad un livello superiore e sviluppare una metodologia di allenamento per uno specifico titolo esport, per prima cosa bisogna essere consapevoli che per ogni tipologia di gioco dobbiamo individuare diversi approcci di base; se parliamo di uno sparatutto, ad esempio, avremo delle variabili simili a queste:
- tipo di armi che si hanno a disposizione;
- numero di mappe da imparare a giocare;
- quali sono le modalità di gioco che ci interessano;
se invece parliamo di altri titoli di diverso genere, inevitabilmente le variabili saranno altre. Una volta che abbiamo individuato il titolo di gioco e le sue variabili, una caratteristica importante da notare, a differenza degli sport tradizionali, è l’orario. In genere negli sport fisici l’orario di allenamento è pomeridiano, d’altro canto, nell’esport la fascia di tempo impiegata per giocare è, la maggior parte delle volte, quella serale. La differenza tra un ragazzo dedito al gaming, in maniera amatoriale, e uno che mira al professionismo è la qualità dell’allenamento che si mette in pratica. Vi faccio un esempio:
- Player amatoriale: la maggior parte del tempo di gioco lo dedica alle
partite classificate, partite dove si guadagnano dei punti per far salire il grado di bravura, chiamate ranked.
- Player semi-professionistico: suddivide il tempo di gioco in diverse
aree di allenamento (tecnico-gioco-revisione). Nell’eSport ci sono due differenze importanti da sottolineare, che distinguono il mondo competitivo dei videogiochi rispetto agli sport tradizionali, e bisogna tenere a mente queste differenze, per sapere come lavorarci, per non ritrovarsi successivamente con delle problematiche importanti:
– l’assenza di attività fisica intensa;
– l’assenza dello sfogo.
Assenza di attività fisica intensa
Negli sport tradizionali si ha la preparazione atletica e gli allenamenti interni alla società sportiva come strumento di preparazione alla gara, nell’eSport l’unico metodo di preparazione alla gara sono le partite di allenamento organizzate contro altre squadre, chiamate scrim. Quindi non vi è alcun tipo di preparazione fisica che possa essere comparabile allo sport tradizionale, se non il warmup, ovvero il riscaldamento prima di giocare per quanto riguarda i riflessi e tempi di reazione.
Assenza dello sfogo
La diretta conseguenza all’assenza dell’attività fisica è l’accumulo di stress; non avendo una vera a propria valvola di sfogo concreta come ad esempio calciare un pallone, negli eSport bisogna cercare di attenuare la parte emotiva quando si entra in uno stato di stress e può succedere a volte che questo stato sia causato anche da fattori che non sono sotto il nostro totale controllo.
L’incapacità di saper gestire la parte emotiva per un gamer può causare rischi alla nostra performance in termini di risultati o alla nostra parte cognitiva, portandola ad accusare stress, demotivazione, deconcentrazione, rabbia, nervosismo permanenti.
E’ qui che il lavoro del Mental Coach entra in gioco, cioè nell’insegnare al giocatore l’arte del controllo e gestione delle proprie emozioni. Imparare a gestire le emozioni con l’aiuto di un Mental Coach è vitale sia per la propria vita quotidiana quanto nella propria carriera da gamer, poiché essa offre molti vantaggi al giocatore stesso:
- prestazionale: avendo risultati migliori e vincere più partite;
- di visibilità: trovare un team più prestigioso, apparendo come un
player più controllato ed in grado di gestire le situazioni.
Quali strumenti sono indispensabili per migliorare le performance del player?
Quando andiamo a parlare di strumenti a disposizione per un giocatore esport, esistono vari software di tracciamento delle statistiche, di percentuali, dati e informazioni utili per migliorare le proprie performance. Tramite questi software abbiamo dei dati sull’andamento delle ultime partite svolte e con questi numeri alla mano possiamo andare a creare delle azioni potenzianti per migliorare delle statistiche di cui non siamo soddisfatti. Grazie a questi strumenti e alla tecnologia a disposizione, il Mental Coach con la capacità di lettura dei dati, crea e sviluppa esercizi e metodologie atte a migliorane la performance e le stesse statistiche. Per azioni potenzianti si intende una serie di azioni tecniche, o mentali, volte a performare meglio durante le partite, migliorare la costanza e fornendoci anche un buona base di fiducia in se stessi. Secondo le mie esperienze di lavoro da Mental Coach e dopo aver aiutato decine di giocatori, ritengo sia necessario dividere la giornata di allenamento
in 3 fasi:
– Allenamento tecnico;
– Allenamento di gioco;
– Revisione delle partite;
Il motivo della separazione in tre fasi è reso necessario per andare a focalizzare l’attenzione sulle tre macroaree che costituiscono la performance: l’abilità tecnica, la messa in pratica delle abilità e la revisione degli errori per puntare all’eccellenza.
Questo per dare struttura all’allenamento, poiché se giocassimo e basta non
ci sarebbe un vero e proprio miglioramento nè apprendimento dai propri errori.
Allenamento tecnico
Questo allenamento prevede l’isolamento delle skill, ovvero lavorare sulle abilità di gioco singole che vogliamo migliorare tramite degli allenamenti individuali, quindi effettuati al di fuori quindi delle sopracitate scrim e partite classificate, il tutto può essere effettuato sia tramite programmi esterni che tramite l’utilizzo di funzioni rese disponibili dal gioco stesso. Queste sono alcune delle skill che possiamo individuare per andare a migliorare le nostre performance:
- gestione di una concentrazione più o meno ampia a seconda
dell’azione che vogliamo creare;
- aumento delle prestazioni in una determinata situazione;
- aumento della consapevolezza all’interno della partita;
Allenamento di gioco
Questo è l’allenamento vero e proprio, ovvero giocare una partita sul titolo eSport che abbiamo scelto, ed impostare degli obiettivi sulla base degli allenamenti tecnici che abbiamo eseguito, mettendo in pratica i risultati degli esercizi isolati.
Degli esempi di obiettivi potrebbero essere:
- giocare tre partite mantenendo la concentrazione per un tempo definito
di tempo;
- non scendere sotto una certa soglia, per quanto riguarda la propria
performance di gioco.
Revisione delle partite
Si intende il revisionare le partite giocate, di se stessi o magari anche di giocatori ai quali ci ispiriamo. L’obiettivo è focalizzarsi su punti specifici della
partita nei quali credevamo di poter fare meglio in modo da:
- correggere degli errori;
- andare a migliorare la qualità delle nostre partite;
- capire i punti di forze e debolezza;
- studiare nuovi stili di gioco.
La comprensione di una struttura di allenamento pianificata e ben definita è importante per la qualità dell’allenamento stesso; con questo circuito di allenamento siamo in grado di alzare l’asticella dei nostri allenamenti, iniziando così ad essere più sicuramente produttivi e più efficaci.
Sveliamo il trucco del videogiocatore professionista: per raggiungere l’eccellenza non c’è bisogno solamente di giocare, ma c’è bisogno di mettere in campo tutte le nostre migliori qualità, sia in termini di risorse interne inespresse che risorse esterne come strumenti, così da puntare all’eccellenza.
by Lorenzo Giampaolini – eSport Coach