Tragedia questa mattina a Norma. Una donna di 59 anni, agente di polizia penitenziaria nel carcere di Latina. si è tolta la vita lanciandosi dal balcone della propria abitazione nel centro storico del paese.
Quando è arrivato il personale del 118 ha potuto soltanto constatare il decesso della 59enne. Sono in corso gli accertamenti dei carabinieri per chiarire le motivazioni del drammatico gesto.
“E’ una notizia che ha scosso tutti. La donna – L. C. – sarebbe stata in ferie fino al 30 settembre e poi sarebbe stata collocata in pensione. Ed è sconvolgente che questo suicidio segue, di soli dieci giorni, un altro analogo episodio che ha visto coinvolto un altro Assistente Capo coordinatore della Polizia Penitenziaria in servizio a LATINA un altro analogo episodio che ha visto coinvolto un altro Assistente Capo coordinatore della Polizia Penitenziaria in servizio a LATINA. Sembra dunque non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Capece non entra nel merito delle cause che hanno portato la donna a togliersi la vita, ma sottolinea come sia importante “… evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dalla poliziotta. Lo scorso anno 2019 furono 11 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita: da gennaio ad oggi sono cinque casi. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. E’ necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria. Non si perda altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria”.