I runner tornano al centro del dibattito anche nella Fase 2. Questa volta perché le indicazioni che alcune Regioni stanno dando per il via libera all’attività sportiva rischiano di metterne a repentaglio la salute.
La Regione Lombardia, ad esempio, ha deciso di concedere la possibilità di fare attività motoria all’aperto ma con obbligo di mascherina.
Una decisione questa criticata da diversi medici sportivi. Il motivo è semplice: con la mascherina si respira molta più anidride carbonica dato che questa crea un ambiente “chiuso” in cui resta l’aria respirata. In condizioni di riposo la cosa oltre a una leggera difficoltà a respirare non causa problemi.
Sotto sforzo però può portare all’alcalosi e allo svenimento perché l’organismo si troverebbe in carenza di ossigeno e in “surplus” di anidride carbonica.
Il rischio quindi è di mettersi in salvo dal rischio contagio dovuto ai droplet, le goccioline create dal respiro che possono essere veicolo del virus, ma non dallo svenimento lungo la strada o in campagna.
Sul tema è intervenuto anche il dottor Alberto Macis dell’Istituto di Medicina dello Sport della Federazione medico sportiva italiana (le cui parole sono state anche al centro di una fake news, perché riproposte sui social cancellando però i riferimenti al contesto sportivo delle sue avvertenze):
“La mascherina è controproducente se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I ‘droplet’, le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto. Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri, ma la mascherina crea problemi”.