Tra le molte attività imprenditoriali del settore Food&Beveragedecise a sfidare il coprifuoco dell’asporto aderendo all’iniziativa #IoApro, pronta ad andare in scena su scala nazionale, c’è anche la catena di caffetterie Le Cinéma Café, con base in provincia di Latina*.
«Venerdì 15 gennaio non chiuderemo alle 18, bensì alle 22. Non una protesta, ma una difesa del lavoro. Il nostro è uno dei settori che per l’emergenza Covid è più in crisi», spiega il fondatore e manager del brand pontino, Roberto Massarone. Trentaseienne nativo di Fondi, è al vertice di una realtà che al momento conta nove punti vendita, tre dei quali aperti proprio negli ultimi mesi tra Lazio, Marche e Veneto. Una catena solida, eppure in questo particolare momento tra le attività produttive in grande affanno: «In nemmeno tre settimane, abbiamo registrato un calo complessivo delle entrate nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro».
«A dispetto delle difficoltà abbiamo sempre fatto di tutto», ricorda Massarone. «Non solo garantendo i livelli occupazionali, e dunque preservando la stabilità di decine di famiglie, ma anche creando ulteriori posti di lavoro attraverso le nuove aperture. Per settimane, puntualmente, per andare avanti abbiamo messo mano alle casse societarie. Gli ultimi ristori sono arrivati solo mercoledì, al termine di una lunga attesa. Fino ad adesso abbiamo creduto nello Stato e rispettato le regole, però siamo stremati. Arrivati a un certo punto, si ha poco da perdere. Dopo tutti i sacrifici fatti nel corso di questi mesi, non è giusto ritrovarsi in certe condizioni. Si sta alimentando la disuguaglianza sociale».
«Siamo consci che non chiudendo le saracinesche alle 18 andremo incontro a sanzioni. E già da adesso esprimo la mia solidarietà alle forze dell’ordine e alle amministrazioni locali, che nel fare il loro dovere devono e dovranno attenersi ai dettami del Governo. Ma anticipo che siamo pronti a pagarne le conseguenze». Di più: «Se qualche cliente venisse multato per essersi servito in uno dei locali della catena in orario non consentito, siamo pronti a pagare le spese legali di eventuali ricorsi».
«Attenzione, non siamo negazionisti», continua il giovane imprenditore. «Il virus c’è e circola. Figuriamoci poi che in provincia di Latina i miei locali sono stati i primi a mettere in atto un rigido protocollo igienico-sanitario anti-Covid. E in tempi non sospetti, anticipando di molto il primo caso conclamato di contagio in terra pontina. Sicuramente qualcuno ci criticherà, ma la nostra è una presa di posizione di necessità. Anche perché credo che i dati dimostrino come gli ‘untori’ non siano certo gli operatori della ristorazione. Sono altri i luoghi dove ci sono davvero assembramenti».