“Siamo intervenuti al residence Bella Farnia dopo le segnalazioni giunteci dagli abitanti italiani, purtroppo rimasti in pochi, in quella che ormai si è trasformata in una vera e propria enclave. Nel corso degli anni la comunità indiana ha prosperato, spesso nella più completa inosservanza delle più basilari norme igienico-sanitarie e amministrative, per quanto riguarda l’abitabilità dei locali affittati, molte volte ospitanti un numero di persone superiore al limite legale. Tra le problematiche che affliggono la struttura, la mancanza di allaccio alla rete idrica e, cosa ancora più grave, lo stato dei due pozzi del residence: chiusi in seguito alla decisione del Sindaco di Sabaudia del Novembre 2017 che ne ha vietato l’utilizzo al fine del consumo umano, vista la nota della Asl di Latina che segnalava la presenza di batteri coliformi, comunemente associati alla presenza di residui fecali nelle acque.
E infine, la stoccata alla Prefettura, che – a detta di Marco Savastano, responsabile provinciale della tartaruga frecciata – “Ha ben pensato di aprire un Cas ospitante dieci immigrati in questa situazione già notevolmente degradata. E per la precisione all’interno di una struttura di soli 80 metri quadrati. Ignorando quindi la pericolosità dell’inserimento di questo ulteriore elemento di degrado nel territorio, che ha compromesso la sicurezza di una ragazza di origine indiane, la quale ha denunciato di essere stata apostrofata in strada da un richiedente asilo, che l’avrebbe poi seguita fino al portone di casa.”
“E’ inammissibile che le istituzioni lascino sviluppare e proliferare aree di degrado che di fatto sfuggono alla sovranità dello Stato, compromettendo la sicurezza degli Italiani che vivono in quelle zone e che se le stanno vedendo portar via dagli ultimi arrivati, nell’incuria totale degli enti chiamati a tutelarli” – conclude la nota.