Dopo i recenti fatti di cronaca, Fabrizio Cirilli torna sulla questione criminalità nel capoluogo e nella Provincia e ancora una volta denuncia l’assenza delle istituzioni politiche.
Un’assenza che rischia di rendere ancora più spesso quel muro di gomma che ad oggi sembra di fatto coinvolgere tutta la società civile.
“Per una persona nata e cresciuta a Latina della mia generazione – esordisce Cirilli – è quasi impensabile credere di trovarsi di fronte ad un inquietante clima di omertà. Così come apparentemente sembra inimmaginabile pensare di essere cresciuto e vivere in una città in cui oggi risulta radicata la presenza di una criminalità organizzata capace di condizionare una parte dell’ economia locale.
Eppure i fatti e gli scenari ormai parlano fin troppo chiaro e da questa evidenza nasce la consapevolezza che qualcosa non ha funzionato, e l’esigenza di capire per non ripetere gli errori del passato. Errori, forse legati alla paura di dare nome e cognome ai fatti accaduti, e a certi personaggi di cui tutti a Latina sanno, e di cui tutti si chiedono anche perché a loro non succede mai niente.
Il timore, o il ragionamento di comodo che registriamo, è legato all’ostinarsi di considerare normale ciò che normale non è, come le numerose finanziarie che sorgono come i funghi, le macchine di lusso, gli appartamenti, gli intrecci societari e i tanti soldi che girano sul nostro territorio a fronte di una economia che non ha un solo settore (industria, turismo,commercio, agricoltura, artigianato) che non sia allo sbando.
Già negli anni ’90 la nostra città aveva vissuto un momento di escalation di violenza con una serie di agguati e omicidi in parte ricondotti in qualche modo alla cosiddetta banda degli “uomini d’oro”; delitti per cui, pur essendo noti tutti i protagonisti, non sono mai stati scoperti realmente i colpevoli e soprattutto rispetto ai quali non è mai stata fatta chiarezza sulle cause e sulla rete di “affari” che si snodava intorno ad essi.
Le condizioni disastrose in cui sono stati imbrigliati gli organismi della giustizia; Procura e Tribunale, ma anche Questura, Corpo dei Carabinieri e Guardia di Finanza caratterizzati da innumerevoli avvicendamenti e gravi carenze di organici, sono stati ad oggi terreno fertile per il crescere ed il consolidarsi di un mondo malavitoso, fatto tra l’altro di gente che sino ad oggi, seppur arrestata (oltretutto sempre per gli stessi reati: droga, estorsione ed usura) e seppur alcune volte processata, continua inspiegabilmente ad essere sempre in circolazione, al massimo agli arresti domiciliari.
I fatti recenti parlano da soli: il 10 gennaio l’agguato a Paolo Celani; il 25 gennaio il ferimento di Carmine Ciarelli; la sera stessa l’omicidio di Massimiliano Moro; il 26 gennaio l’omicidio di Fabio Buonamano. Il 13 febbraio l’esplosione di una bomba carta il cui bersaglio per gli inquirenti era Marco Ranieri; a Celani il 30 marzo un’altra intimidazione; un nuovo agguato ai primi di aprile ai danni di Alessandro Zof che viene gambizzato fino ad arrivare infine alle ultime due gambizzazioni nei giorni scorsi.
Al di là delle cause e dei presunti collegamenti tra questi episodi, aspetti trattati dalle Forze dell’Ordine locali e non, a cui va tutta la stima e il sostegno, la riflessione della politica quella vera (non ancorata alle dispute di parte) è legata al fatto che di fronte ad un simile scenario che diventa ancora più critico se lo si collega alle inchieste per camorra e mafia in atto nel resto della provincia, ci si ritrova soli. Soli perché gli ultimi trasferimenti in Italia delle forze di Polizia che hanno interessato più di 4.000 nuovi agenti (4.480), ne hanno visti arrivare a Latina solo 6 unità, di cui uno per il Commissariato di Cisterna e 5 per la Polstrada di Aprilia (mentre invece ad esempio solo a Varese ne sono state inviate 80 unità).
Soli perché, il grido di allarme del Tribunale di Latina, che da anni denuncia l’impossibilità di svolgere il proprio compito, continua ad essere inascoltato.
Soli perché alle denunce ed agli appelli agli esponenti politici nazionali affinché si possa creare una sinergia istituzionale per affrontare la questione legata alle infiltrazioni sul nostro territorio, si risponde con le polemiche delle contrapposizioni.
Forse c’è da chiedersi se, al di la degli schieramenti, prima di pretendere dalla gente l’abbattimento del muro di omertà, la politica e le istituzioni debbano interrogarsi nel dare in prima persona segnali concreti al territorio”.