La Commissione Ue ha contestato lo stoccaggio di rifiuti “senza un’adeguata selezione e una qualche forma di stabilizzazione delle diverse frazioni dei rifiuti”.
La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha reso noto oggi di aver condannato l’Italia per il trattamento inadeguato dei rifiuti in sette discariche del Lazio, tra cui quella di Malagrotta, il più grande sito di raccolta d’Europa, chiuso da un anno.
La Commissione europea ha contestato alle autorità italiane di aver consentito per anni lo stoccaggio di rifiuti in sette discariche di Roma e Latina “senza un’adeguata selezione e una qualche forma di stabilizzazione delle diverse frazioni dei rifiuti”, come invece previsto da due direttive Ue, per “prevenire o ridurre i potenziali effetti negativi sull’ambiente nonché sulla salute umana”.
La sentenza riguarda oltre a Malagrotta anche Colle Fagiolara, Cupinoro, Montecelio-Inviolata e Fosso Crepacuore in provincia di Roma, e le due discariche di Borgo Montello a Latina.
La sentenza si riferisce alla situazione al primo agosto 2012.
Nel caso di Malagrotta, il trattamento biologico-meccanico dei rifiuti è iniziato solo nell’aprile del 2013 per terminare a settembre dello stesso anno, quando la discarica è stata chiusa dopo circa 30 anni di attività.
Secondo la Commissione di Bruxelles, “l’affermazione dell’Italia secondo cui l’utilizzo di altri impianti renderebbe l’intero bacino regionale del Lazio autonomo in materia di trattamento dei rifiuti è contraddetta, da un lato, dalla dichiarazione dell’Italia secondo cui sarebbero stati formalizzati accordi nel 2013 per portare i rifiuti fuori da tale regione e, d’altro lato, dagli articoli di stampa relativi a tali accordi”.
Per la Corte, infine, nel Lazio è mancata “una rete integrata ed adeguata di impianti di gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili”.