Tutto esaurito al Teatro D’Annunzio di Latina per lo spettacolo dei ragazzi dell’associazione Diaphorà che compie 20 anni. I ragazzi, che hanno varie disabilità, sono stati non solo attori ma hanno anche scritto quella che è una vera pièce teatrale con testi che sollecitano domande ed evocano ricordi. Applausi ed emozioni che si ripeteranno nei prossimi appuntamenti.
Il teatro D’annunzio a Latina pieno in ogni ordine di posti non solo di persone ma anche di tante emozioni, risate ed applausi che non finivano più l’altro pomeriggio per lo spettacolo “Racconta-mi” messo in scena dai ragazzi dell’associazione “Diaphora”.
Letizia, Claudio, Sara, Valentino, Francesco, Giorgia, Ettore, Federico hanno omaggiato nel modo più sentito ed efficace i vent’anni di un’associazione che è un patrimonio prezioso del territorio come ha sottolineato nell’introduzione il neopresidente Paolo Magli.
In realtà i ragazzi, che hanno varie disabilità, sono stati non solo attori ma hanno anche scritto quella che è una vera pièce teatrale con testi che sollecitano domande ed evocano ricordi.
Cos’è l’Amore? E l’amicizia? Quando mi sento accolto? E accettato? Questi sono alcuni dei temi fondamentali che hanno accompagnato il percorso creativo di cui è stato formidabile maestro Roberto D’Alonzo, attore e regista con un importante trascorso teatrale.
D’Alonzo ha seguito con un laboratorio durato molti mesi i ragazzi, formandoli e sollecitandoli non solo nella recitazione ma anche nella scrittura e il risultato è stato sorprendente.
Nato dai singoli vissuti dei protagonisti, “Racconta-mi” ha restituito una drammaturgia diretta ed essenziale, in grado di emozionare lo spettatore, accompagnandolo con delicatezza e poesia a riflettere profondamente sul valore della semplicità.
Sul palco del D’Annunzio non c’è stata la recita dei ragazzi disabili cui si applaude come gesto di “solidarietà” ma uno spettacolo bello, complicato, con musica dal vivo, battute da ricordare, azioni da mettere sulle battute, formazioni, spostamenti, oggetti di scena e le diverse disabilità che sono sembrate annullarsi. Non c’era nulla di improvvisato.
Lo spettacolo prendeva forma dai corpi degli attori, che in costante movimento, erano in grado di aprire scenari diversi ed affrontare alcuni dei grandi temi della vita.
La musica che accompagnava era essa stessa parte della narrazione. Gianni Siracusa alla chitarra, oltre ad aver composto una sorprendente colonna sonora, ha lavorato lungamente con i ragazzi e l’intesa sul palco era evidente. Ettore Balduzzi picchiava forte su un tamburo posto tra le sue gambe e restituiva il ritmo incessante dei battiti del cuore e dell’esistenza su cui gli attori agivano.
Partendo dall’assunto che i ricordi formano la nostra vita, dal momento in cui nasciamo, venivano evocate e si dipanavano varie scene: una gita in macchina, gli accadimenti in un bosco, una valigia che si apre con i desideri e le speranze, una ninna nanna e il tutto legato da fili di movimenti scenici, girotondi, piccole danze e dalla musica.
La parola “sorprendente” può essere collegata ad ognuno degli attori, dai gemelli Letizia e Claudio Eggel, a Sara Rucco e Francesco Mucci, a Giorgia Piccaro, Ettore Balduzzi, Federico Morgagni e Valentino Balzamo.
Ognuno con la sua concentrazione nel ricordare le battute e i movimenti scenici, le entrate e le uscite, le sequenze drammaturgiche e le pause. In scena con i ragazzi a tenere il polso della fluidità sulla scena l’attrice Francesca Calabresi che ha aiutato anche nella regia D’Alonzo, il quale dalla base del palco seguiva gli attori con gli sguardi e i gesti, copione alla mano.
L’apertura dello spettacolo è stata affidata al neo presidente dell’associazione Diaphora Paolo Magli, succeduto da poco al formidabile Bruno Mucci che ha auspicato il meglio all’amico con cui da anni programma le varie attività.
Oltre ai ringraziamenti di rito Magli ci ha tenuto a sottolineare l’eccellenza sul territorio di un’associazione come la Diaphora, la cui sede alle porte di villa Fogliano, è diventata un punto di riferimento per la città con le colazioni solidali del sabato mattina interamente preparate dai ragazzi, i corsi di ballo e ceramica, la produzione di miele e di confetture di ortaggi provenienti dall’orto coltivato dai ragazzi e molto altro.
Un mondo di storie che durano da vent’anni, da quando un gruppo di genitori di ragazzi disabili si è messo insieme e ha progettato un percorso che è diventato una grande strada. Una settantina le ragazze e i ragazzi che vengono seguiti, un centinaio i volontari. Nel tempo è diventata una struttura organizzata che porta avanti molti progetti, dalla “casa Diaphorà” di recente inaugurata dove si fanno le prove di vita domestica in autonomia dai genitori, ad altri che consentono maggiori abilità nel contesto familiare.
Paolo Magli ha dovuto scrivere la sua introduzione in apertura per la tanta emozione del momento e alla fine i ragazzi salutando il pubblico ne hanno regalata altrettanto, improvvisando scene che sono state uno spettacolo nello spettacolo, con i loro saluti, le dediche commosse, i loro pensieri in libertà. E gli applausi al D’Annunzio non finivano più.
Lo spettacolo è stato messo in scena la prima volta a Sabaudia l’estate scorsa all’interno della rassegna ‘il Parco e la Commedia”, a Sermoneta e a Giulianello.
A luglio sarà inserito nel programma della Rassegna teatrale del Giardino di Ninfa.