Una rete di minacce che ha scosso profondamente il settore agroalimentare italiano tra il 2022 e il 2023 è al centro di un processo che si aprirà il prossimo 9 dicembre. Decine di aziende vinicole, produttori di acqua minerale e catene di supermercati sono state bersaglio di email anonime contenenti gravissime intimidazioni: pagamenti richiesti in criptovalute, pena l’avvelenamento dei loro prodotti con sostanze letali come tallio e cianuro.
Tra le aziende finite nel mirino delle minacce figura anche una nota azienda vitivinicola pontina.
Secondo le accuse, gli autori di queste email anonime – mascherate dietro server esteri – avrebbero accompagnato le richieste di denaro, oscillanti tra i 20.000 e i 200.000 euro, con video esplicativi delle modalità di avvelenamento, per rendere più credibili le minacce. Tuttavia, nessuna delle vittime ha ceduto al ricatto, rifiutandosi di effettuare i pagamenti richiesti.
Al centro delle indagini e ora rinviato a giudizio c’è un hacker 48enne. L’uomo avrebbe ammesso di aver svolto attività di hackeraggio, ma ha respinto ogni accusa di estorsione e minacce alla salute pubblica.
Il caso è stato affidato al giudice Giuseppe Cario e si preannuncia di grande interesse per la rilevanza delle aziende coinvolte e per l’allarme suscitato nel settore alimentare. La prima udienza offrirà uno spaccato su una presunta strategia criminale che avrebbe puntato a destabilizzare uno dei comparti più importanti dell’economia italiana.
L’intervento delle forze dell’ordine e il rifiuto delle aziende di cedere al ricatto sono stati fondamentali per arginare questa minaccia, ma la vicenda solleva interrogativi su come proteggere i prodotti di largo consumo da attacchi di questo tipo.