Marco Tigani, in arte Ocelot, il giovane e promettente rapper di Latina, nasce ad Augusta il 23/06/96. Il suo rapporto da sempre stretto con la musica lo ha portato a trovare proprio in essa la chiave di acceso al mondo e il modo più naturale per comunicare con esso ed esprimere il suo io più profondo.
“Fin da piccolo – ci racconta – sono sempre stato legato alla musica, tanto che ho iniziato a suonare la chitarra, appassionandomi a gruppi rock- rock/punk come gli ACDC o i Guns N’ Roses, Green day, Blink 182 ecc ecc. Nel mio background musicale dal punto di vista del rap italiano ci sono sicuramente gli Articolo 31 con i quali sono cresciuto, Mondo Marcio che mi ha fatto avvicinare parecchio a quel rap un pò Underground, il Fedez ai tempi dell’album Sig. BrainWash. In generale, ho sempre ascoltato ogni tipo di canzone; non mi sono mai soffermato a giudicare o dividere la musica in generi. Per me la musica è tutto ciò che riesce a trasmettermi qualcosa, un’ emozione.”
La musica, per Marco, è sempre stata una valvola di sfogo, un modo per esprimere sé stesso, le sue emozioni, ciò che aveva dentro e che non riusciva ad esternare in nessun altro modo. E’ quasi come se nei suoi testi egli riuscisse a ritrovare sé stesso.
“L’inizio della mia carriera artistica – racconta – è cominciata un po’ per gioco, come tutte le cose alla fine, perchè io la sera, o comunque ogni volta che ne sentivo necessità, scrivevo, scrivevo parole che molte volte combaciavano tra di loro in rima. Mi piaceva scrivere, era un modo per sfogare ciò che sentivo dentro. Poi un un giorno, sul treno per Roma, ho incontrato un mio caro amico, in arte TIE, e ho scoperto che lui faceva il beatmaker. Da quel momento ho deciso che forse i miei testi non dovevano più restare sul quaderno, ma andavano condivisi con il mondo. Semplicemente, ho pensato che potessero esserci altre persone che vivessero la mia stessa situazione, e sentendo le parole di una mia ipotetica canzone avrebbero potuto immedesimarsi e avrei potuto aiutarli a superare un particolare momento”.
In quel momento è nato Ocelot.
“Il nome OCELOT deriva da un gioco a cui sono molto affezionato, in cui c’è questo personaggio di nome Ocelot, appunto, in cui mi rispecchio molto. Questo personaggio ha molte personalità e, per necessità, è spesso costretto a scendere a compromessi; egli però non perde mai di vista il suo obiettivo: questo è un po’ quello che accade anche in ambito musicale o, più in generale, nella vita, dove si è talvolta tenuti ad adattarsi alle situazioni per poter andare avanti, ma ciò che conta, alla fine, è non perdere mai se stessi.”
Nel suo primo EP Marco ha inciso tutti i suoi sogni, mettendo in gioco sé stesso e lottando contro le sue più grandi paure.
“Ho preso coraggio e ho inciso il mio primo pezzo che si intitola “Cenere“. Inizialmente avevo incredibilmente paura che potesse andar male; poi, però, sono iniziati ad arrivare tanti feedback e ho raggiunto numeri che per un artista emergente sono importanti. Sono stato spronato a continuare questo percorso”.
La passione di questo giovanissimo artista è palpabile, estremamente trascinante. Ocelot, nei suoi testi, spazia tra tematiche di ogni genere e riesce a trasmettere in ognuno di loro tutte le emozioni, le sensazioni che egli stesso deve provare mentre scrive. Sembra quasi di fare un viaggio al suo interno, di specchiarsi nella sua anima, ritrovando in lui, attraverso le sue parole, tutte quelle parti di noi che non siamo in grado di esprimere.
“Sapere che la mia musica arriva a delle persone che riescono ad apprezzarla è una gratificazione immensa. Quando riuscii a trasmetterla anche su Radio Luna presi ulteriore coscienza del fatto che un traguardo importante era stato raggiunto”.
La canzone Cenere, da cui prende il nome l’intero album, tratta di diversi argomenti, ma è inizialmente nata per abbattere lo stereotipo del rapper. “Si sa – ci confida Marco – che il rapper per antonomasia deve venire dal ghetto, deve avere tatuaggi, orecchini, deve trattare tematiche che riguardano droghe e altre banalità simili; io non ho niente di tutto ciò, ma questo non mi impedisce di fare ciò che amo!”.
Ocelot è una scarica di emozioni, in ogni sua parola si percepisce la sua estrema sensibilità e ogni sua canzone affronta tematiche di un certo spessore, mai banali, mai scontate.
“Come detto prima, scrivo principalmente per sfogo personale, perché sento di voler dire qualcosa agli altri, qualcosa che parlando non riesco a comunicare, ma rappando sì. Scrivo essenzialmente per necessità personale, ma quando vedo che il mio messaggio riesce ad arrivare ad altre persone sono ancora più felice. “
L’EP, ”Cenere”, è uscito il 2 novembre su tutte le piattaforme digitali e conta oltre 3mila streaming su Spotify.
“Ho scelto questo nome per l’ EP perché, come artista, sono partito dal nulla, dalla cenere appunto, ma (citando il testo di una mia canzone) è proprio dalla cenere che rinascono le fenici ed io sto lavorando per diventare una di loro. L’album contiene 6 tracce al suo interno. Amo follemente tutte e 6 queste tracce, le considero quasi le mie bambine, ma c’è un testo in particolare che adoro più degli altri, che è ‘Voliamo’. Questo é il brano a cui tengo di più, quello con cui sono riuscito a trasmettere maggiormente tutto ciò che avevo dentro: ho messo tutto me stesso in quella canzone e ogni volta che la canto mi sento libero”.
La peculiarità di Ocelot è la sua strepitosa semplicità, l’umiltà con cui si rapporta con il mondo e con il mondo della musica in particolare. Non esiste competizione per lui, perchè la musica non deve essere competizione, bensì espressione pura e semplice del proprio essere, di ciò che si è e che si ha nella parte più profonda di noi.
“Tra gli artisti contemporanei stimo molto Ultimo. Per quanto mi riguarda lui è un poeta, scrive cose incredibili ed è stato l’unico a essere riuscito a portare un po’ di sincerità in un mondo musicale troppo falso”, ci dice Marco.
Il segreto della musica di Ocelot è la spontaneità, la semplicità con cui, attraverso incastri perfettamente armonici di parole, riesce a trasmettere un’infinita varietà di emozioni e una profondità che, purtroppo, si trova ormai raramente oggigiorno.
“Sono uno che non si gode molto il momento, penso sempre al prossimo obiettivo, infatti già sto pensando alla prossima traccia. Il mio scopo è quello di scuotere il cuore delle persone con assoluta sincerità, parlando di tematiche vere, che si differenzino da tutta quello che c’è in giro; vorrei arrivare a far riflettere le persone sul senso delle parole che uso, a farle ragionare per enucleare il messaggio profondo che si nasconde dietro un testo. Di solito quando registro non do molta importanza alla tecnica; ovvio, mi alleno per migliorarla, ma preferisco una voce discreta, ma che riesca a trasmettere qualcosa, piuttosto che una voce perfetta ma vuota.
Detto questo, lascio ora che siano i miei testi a raccontarmi, perché preferisco che sia la mia musica a parlare per me e a raccontare chi sono”.