Scoperta a Latina un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento del lavoro ed al caporalato ai danni di centinaia di stranieri impiegati in lavori agricoli in “condizioni disumane”: costretti a lavorare 12 ore al giorno, a fronte di una retribuzione al di sotto della metà di quella prevista dal contratto nazionale, e all’ubbidienza di regole senza la garanzia dei più elementari diritti.
Sei gli arresti. Si tratta di Luigi Battisti di Latina, Daniela Cerroni di Priverno, Luca Di Pietro di Latina, Chiara Battisti di Latina, Nicola Spognardi di Latina e Marco Vaccaro di Morolo. Marco Vaccaro è il segretario della Fai Cisl e Nicola Spognardi è ispettore del lavoro. Sexondo gli investigatori le due donne arrestate reclutavano e sfruttavano stranieri centrafricani e rumeni, tramite una società cooperativa con sede a Sezze, distribuendo illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole che avevano monopolizzato il settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.
L’obbligo di iscrizione al sindacato, dietro la minaccia del licenziamento, veniva fatta affinchè quest’ultimo “percepisse non solo le quote di iscrizione ma anche ulteriori introiti economici connessi alla trattazione delle pratiche finalizzate ad ottenere le indennità di disoccupazione”.
I migranti venivano trasportati nei campi a bordo di pulmini sovraffollati, privi dei più elementari sistemi di sicurezza. Oltre ai sei arrestati, vi sono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori.
L’indagine ha avuto inizio alla fine del 2017, a seguito dei
interventi disposti dal Servizio Centrale Operativo nell’ambito
dell’operazione ad alto impatto denominata “Freedom”, finalizzata al
contrasto del preoccupante fenomeno del caporalato e dello sfruttamento
del lavoro. Tali controlli hanno permesso di rilevare la presenza in
alcune zone della città , nelle primissime ore della mattinata, di folti
gruppi di stranieri in attesa di pulmini per essere trasportati nei
campi.
I poliziotti hanno potuto accertare che i braccianti
provenivano anche dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in
attesa del riconoscimento della protezione internazionale. Le indagini
di natura patrimoniale hanno portato al sequestro di 5 abitazioni, 3
depositi, 3 appezzamenti di terreno, 9 autovetture, 36 tra furgoni e
camion, 1 società cooperativa, 4 quote societarie e numerosi rapporti
bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.