La sanità del Lazio è un modello negativo. Nella nostra Regione cresce tutto, dal deficit alle liste d’attesa. Probabilmente i vertici della Pisana, troppo presi a tappare il buco in bilancio, non si sono accorti che i tempi per esami strumentali e visite specialistiche invece di ridursi si sono ulteriormente allungati. Lo denuncia il dirigente regionale Ugl Sanità del Lazio Pietro Bardoscia rivelando i risultati di un’indagine che confronta le attese per mammografia bilaterale, eco(color)doppler dei tronchi sovraaortici, ecografia dell’addome completo e risonanza della colonna senza e con contrasto, tra il novembre 2008 e il novembre 2009. Il risultato è un peggioramento generale della situazione.
Prendendo in esame la mammografia salta subito agli occhi che da una media di 55 giorni nel novembre 2008 nel II distretto della Rm/A si è arrivati a 104 giorni a dodici mesi di distanza. Nel I distretto della Rm/B si sono addirittura quadruplicati passando da 50 giorni a 236 mentre nel IV distretto della Rm/D si sono quintuplicati: da 13 a 75 giorni.
«Anche per l’ecocolordoppler dei tronchi sovraaortici si riscontra una crescita delle attese – sottolinea il dirigente sindacale – e persino una mancanza di dati in alcuni enti, che sta a significare l’impossibilità di prenotare questo esame per agende piene o per mancata erogabilità della prestazione stessa in alcune strutture locali, come ad esempio la Rm/H».
Non va meglio ai cittadini che chiedono di poter prenotare un’ecografia dell’addome completo. A Latina ci vuole quasi un anno. Mentre nel 2008 erano necessari 182 giorni di attesa, infatti, nel 2009 si è saliti a 313. In pratica i pazienti sono costretti a rivolgersi alle strutture private, perché quelle pubbliche sono proibitive.
Ma è la risonanza magnetica la nota più dolente. Come era prevedibile l’indagine dell’Ugl mette in luce un peggioramento esponenziale su tutta Roma e Lazio per poter accedere all’esame, per il quale è stata introdotta da poco una quota fissa di 15 euro in aggiunta al ticket di 36,15 euro.
Sono pochissimi gli ospedali e i presidi sul territorio che offrono l’opportunità di poter fare una rm della colonna senza e con contrasto e forse proprio per questo i tempi sono biblici come dimostra il caso di Frosinone: 218 giorni di attesa.
«Alla luce di questa ulteriore indagine che segue quelle già condotte nei mesi scorsi, riscontriamo, nostro malgrado, una chiara difficoltà del sistema sanitario regionale ad adottare tutte quelle misure necessarie a bloccare o almeno rallentare questi tempi di attesa in continuo peggioramento – conclude Bardoscia -. Il nostro sindacato ha più volte indicato i criteri che possono portare a un’inversione di tendenza. Per questo offriamo al futuro presidente della giunta del Lazio le le nostre conoscenze su questo argomento, per lavorare seriamente a una risoluzione di un problema che riguarda milioni di cittadini a cui si deve offrire un servizio sanitario più efficiente e celere».