Si conclude una vicenda giudiziaria durata ben sedici anni a Latina, con il dissequestro di 250mila euro, la metà di una cospicua vincita al Gratta e Vinci datata marzo 2009. La somma era stata bloccata dalla magistratura in seguito al contenzioso legale tra due ex amiche che rivendicavano la proprietà del biglietto fortunato acquistato in una tabaccheria di via Fabio Filzi.
Il lungo braccio di ferro legale, che ha visto le due donne affrontare prima un processo penale e poi una causa civile, ha avuto origine dalla denuncia presentata in Procura, portando al sequestro preventivo della metà della vincita da parte del pubblico ministero.
Nei giorni scorsi, il giudice del Tribunale di Latina ha finalmente disposto il dissequestro e la restituzione dei 250mila euro alla ragazza che aveva rivendicato la sua parte, rappresentata dagli avvocati.
Il reato di appropriazione indebita, inizialmente ipotizzato, è stato dichiarato prescritto nel corso degli anni. Tuttavia, la battaglia legale è proseguita in sede civile, giungendo fino alla quinta sezione civile della Corte d’Appello, la cui sentenza è divenuta definitiva.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici avevano ricostruito gli eventi, sottolineando come fosse provato l’accordo tra le due giovani per l’acquisto congiunto del Gratta e Vinci. La testimonianza dei titolari della tabaccheria aveva confermato che una delle due ragazze aveva proposto all’altra di “steccare un Gratta e vinci”, ricevendo un assenso che si era concretizzato nell’acquisto di un biglietto da 5 euro.
La Corte d’Appello aveva quindi ritenuto “pacifico” che il biglietto vincente fosse rimasto in possesso dell’amica che aveva poi depositato l’intera somma di 500mila euro su un conto corrente cointestato, rifiutandosi di consegnare la metà all’altra. I giudici avevano pertanto accertato la “contitolarità del biglietto” e il diritto della ricorrente a ottenere la restituzione dei 250mila euro “indebitamente trattenuta” dall’ex amica e dai suoi genitori.
Sebbene la vicenda si concluda con la restituzione della somma, è importante sottolineare come il lungo periodo di sequestro abbia comportato una significativa perdita di valore del denaro, stimata intorno al 25% in termini di potere d’acquisto. Un epilogo che, pur mettendo fine a una lunga disputa legale, lascia l’amaro in bocca per le conseguenze del tempo trascorso.