Per un soffio, anzi per una goccia, l’acqua in provincia di Latina è pubblica al 51%. La società per azioni Acqualatina è composta da una esigua maggioranza detenuta dai Comuni, mentre la quota restante fa capo a Veolia, multinazionale francese che non disdegna di occuparsi di rifiuti, energia, trasporti oltre al ciclo idrico in ogni angolo della Terra. Le scelte strategiche, di fatto, sono dettate del privato a fronte di una parte pubblica che non svolge a pieno il suo ruolo di controllore. A sostenerlo, in lunghi anni di lotta, è il comitato di cui ci parla Alberto De Monaco, esperto nelle vicende di Acqualatina e in prima linea nel territorio di Aprilia, dove migliaia di famiglie versano i soldi delle bollette ancora nelle casse del Comune.
«Innanzitutto – afferma De Monaco – si deve sfatare il mito delle colpe tutte dei partiti. Il politico è funzionale alla lobby privata e viceversa. Certo – aggiunge – non si può tacere sui soldi guadagnati dal presidente espressione della parte pubblica: Claudio Fazzone, senatore del Pdl, ha intascato dal 2002 ben 520mila euro. Tornando agli assetti societari – dice ancora il portavoce – bisogna dire che in ogni Spa una decisione completamente libera la si può prendere se si detiene i due terzi della maggioranza, e non con un esiguo 51%. Allo stesso tempo non pensiamo si possa lasciare la gestione completamente nella mani di un amministratore delegato privato che tutela la società da ogni rischio caricandolo sulle bollette dei cittadini».
Qui le schermaglie tra il gestore e gli utenti sono costanti: gli incaricati di Acqualatina non sono ben visti, soprattutto quando arrivano in missione per ‘staccare’ l’acqua. Anche se il termine è improprio: ai morosi il flusso può essere solo ridotto. La legge, in questo, offre ancora un minimo di tutela. Il Comune del nord pontino vive un’anomalia che ha pochi riscontro in Italia, come ricorda De Monaco: «Qui oltre 6mila famiglie pagano la bolletta al Comune, ma non si tratta di una ribellione pura e semplice. Gli utenti hanno dalla loro parte sentenze e giurisprudenza, per questo non si può parlare di ribellione, ma di un riconoscimento legittimo. Semmai sono le amministrazioni stesse a non essere al passo con la mobilitazione dei cittadini».
Nel complesso la gestione di Acqualatina viene bocciata. «Si registrano aumenti in bolletta del 56%, ma se prendiamo il caso di una famiglia con 3 persone ed un consumo virtuoso di 180 metri cubi, arriviamo ad incrementi del 156%, pari ad una bolletta da 283 euro». Ma per alcune categorie si arriva anche a punte del 300%. Insomma, qual è il vostro sogno? «Innanzitutto il referendum che sancisca l’eliminazione di ogni forma di profitto dalla gestione dell’acqua». E proprio della manifestazione romana di oggi scaturiranno i quesiti con cui i i cittadini, raccolti in centinaia di movimenti in tutta Italia, cercheranno di cancellare i privilegi che il governo vuole riconoscere ai già potenti mercanti d’acqua. (Corriere della Sera)