Un viaggio da incubo. Una vera odissea per 10 tigri trasportate da Latina alla Russia, ferme da sei giorni al confine tra Polonia e Bielorussia. E una di loro non è sopravvissuta, mentre un’altra è in fin di vita. Una situazione che sembra essersi sbloccata nelle ultime ore «grazie all’intervento del governo polacco e alla veloce attivazione degli uffici Wwf in Polonia e in Italia» che sono riuscite a trovare per le nove tigri «una struttura polacca idonea ad accoglierle».
Lo zoo di Poznan, città nella Polonia occidentale, si infatti è offerto di accogliere le tigri bloccate al confine con la Bielorussia e ha avviato un’azione di soccorso. Lo riferisce il sito dell’emittente polacca Tvn24 citando la direttrice della struttura, Ewa Zgrabczynska. Gli animali «sono in un condizioni tragiche, non è chiaro quanti ne riusciremo a salvare», ha avvertito però la direttrice. Allarmate per le condizioni in cui versano i nove grandi felini superstiti, le autorità cittadine di Poznan hanno dato il permesso allo zoo locale di prendersi cura delle tigri e di farle riposare prima che vengano spedite in un centro per il benessere animale in Spagna, riferisce l’agenzia Ap.
Lav annuncia: denuncia per maltrattamento e uccisione
Per queste ragioni, la Lav annuncia “una denuncia per maltrattamento ed uccisione degli animali, dal momento che chi ha scelto di usare queste modalità di trasporto ha condannato questi animali a sofferenza e morte, come poi drammaticamente avvenuto. È evidente che il risparmio nell’operazione commerciale ha avuto un ruolo fondamentale sulla sorte di questi animali, e che i responsabili della vendita saranno chiamati a risponderne”. Conclude la nota della Lav: “Il destino di questi animali è ancora del tutto incerto, e si temono ulteriori sofferenze e decessi. Ci auguriamo che l’offerta che nelle ultime ore è stata avanzata dalla fondazione Animal Advocacy and Protection, nostri partner europei nelle battaglie in difesa degli animali, di prendere al più presto in carico le tigri e mantenerle all’interno dei propri Santuari e Centri di Recupero, sia accettata. In questa maniera gli animali potranno trovare finalmente una soluzione lontana dallo sfruttamento commerciale”.