Torna a grande richiesta “Radici in aria” reading musicale con immagini, venerdì 25 agosto, ore 21, al Parco San Marco a Latina.
Lo scorso anno lo spettacolo fece registrare il tutto esaurito e un tributo di emozioni e commenti positivi oltre ogni aspettativa.
Tantissime le richieste di effettuare una replica. Ed eccoci di nuovo a organizzare una serata da offrire alla città per tentare una riflessione comune sulla nostra ricerca di identità, composta di tante traiettorie.
Il testo che verrà presentato è un excursus storico, antropologico e filosofico di Latina come terra di passaggio, facendo riferimento ad un tempo lungo, con una riflessione sui nostri giorni e il futuro.
Una condizione che porta chi vi abita ad avere “radici in aria”, verso quel mare dove arrivò Ulisse, una ricchezza umana da valorizzare quanto una torre antica o un affresco medievale.
Il testo, scritto e narrato da Emanuela Gasbarroni, si arricchirà di inserti di autori di storia locale come il medico Vincenzo Rossetti, Goethe, Gregorovius e altri, recitati dall’attrice Elisabetta Femiano.
Emilio Andreoli ha collaborato all’organizzazione e ai testi.
La perfomance sarà accompagnata dalle note della fisarmonica di Cristiano Lui, apprezzato musicista locale conosciuto a livello internazionale e dalla voce della soprano Annalisa Biancofiore, che proporrà pezzi da Astor Piazzolla a Kurt Weill, da Reynaldo Hahn ad Ariel Ramírez, musicisti che hanno provato il distacco dalle proprie radici nella suggestione dell’ascolto e dell’emozione che esso porta con sé.
Parole e note saranno accompagnate da alcune foto d’epoca, derivanti dalla collezione di oltre 10 mila immagini, di Mauro Corbi, appassionato collezionista che ha anche saputo dare colore a molte di esse.
Sarà l’occasione per presentare la peculiarità di Latina e riflettere sulla speciale composizione sociale dove non esiste l’altro, perché tutti sono altro, in questa terra di passaggio che è diventata di accoglienza.
Un tentativo poetico di dare contorni ad un territorio e a una vicenda umana che in Italia non ha eguali, ma anche una analisi dei problemi di una città ancora incerta nel tracciare il suo futuro.
Il reading non vuole essere un’operazione nostalgica, ma sollecitare una riflessione sulla complessa costruzione identitaria della città, ponendo alcuni interrogativi su una comunità che fa fatica a diventare tale e sembra aver perso lo slancio. Cominciamo a capire da dove veniamo, ma ancora non riusciamo a tracciare una traiettoria per le nuove generazioni. Un documento che è anche politico con la denuncia di problemi, occasioni mancate, eredità scomode, visioni che mancano.
La location è speciale e sarà il parco San Marco, vicino l’Ospedale, dove è stato allestito un palco davanti la grande spianata.
Il biglietto di ingresso è di 5,00 euro e si può acquistare in prevendita al bar del Parco San Marco e presso i negozi aderenti.
Alcuni sponsor ci hanno sostenuto e li ringraziamo:
Pasticceria Turi Rizzo, Cancellieri shoes, Spazio Idea, Associazione Macchine storiche “Class”.
Alcuni commenti sullo spettacolo dello scorso anno
Emilio Ciarlo: Ieri ho passato un’oretta piacevolissima in compagnia di Emanuela e tutti i protagonisti del suo bel progetto (bravissimi i musicisti, ancora complimenti). Tra foto, musiche, parole, le emozioni e la storia di una città, la nostra, singolare, molto diversa dalle altre, certamente non banale, giovane e immatura, tropicale e ricca. Emanuela Gasbarroni sei stata bravissima. Hai guardato a Latina come territorio senza indugiare in eccessive romanticherie palustri, antiurbane e bucoliche, ma rispettando l’eccezionalità del “locus”. Hai passato in rassegna la fondazione e il fascismo senza essere contro, negarla, nasconderla o ridimensionarla ma considerandola, quale è, uno dei cardini della nostra storia che però non si ferma né esaurisce li e va oltre. Hai tratteggiato la Latina del boom, della crescita, calamita attrattiva di uomini e donne, accumunati dalla “voglia di darsi da fare”, dalla “opportunità di una Piccola America”, da una “ideologia del lavoro” e della libertà. Io avrei continuato con la storia degli anni ’70 e ’80 che non è solo “speculazione”, come ci hai pure giustamente ricordato, ma anche l’affacciarsi della Latina Europea di Corona, la costruzione del Teatro che ora vediamo chiuso e delle ultime opere pubbliche identitarie e di senso, la formazione di una generazione – la nostra, la prima compiutamente di Latina – che in parte è andata fuori città, facendosi valere e non poco. Hai ricordato alcune famiglie storiche di Latina e poi ti sei chiesta cosa si è rotto. Cosa è successo, a un certo punto. Non lo abbiamo ancora capito e certamente non è una questione superficialmente politica o di schieramenti. Hai più volte detto che occorre una Visione e che servirebbero luoghi per coltivarla e farla crescere. Hai ragione, lo sai e ce lo siamo detti tante volte. Hai provato a guardarci dentro, a suggerire qualche tratto di anima della nostra città, di quelli profondi, di quelli che l’hanno fatta scegliere a siciliani, emiliani e tunisini dopo la bonifica. Qui tutti hanno scelto di venire. Una città e la sua Visione si costruiscono non su concetti astratti – per quanto belli, altisonanti e ricchi di virtù – ma sui fatti, sul sangue, sul sudore, sul lavoro, sulle storie che si incontrano, sulle facce e sugli accenti che impariamo a sentire da bambini, sui luoghi e sulle forme dei cortili, delle strade, sulla spiaggia e sui prati in cui ci portavano i nostri genitori da ragazzini. Hai fatto rotolare nei giardini del Comune alcune immagini che risuonano nella nostra storia: la bellezza dell’ambiente in cui ci muoviamo, il mare e l’acqua, la campagna coltivata, l’agricoltura. Poi l’innovazione, la modernità (anche come sfida futurista alla barbosità dei centri paludati e radical chic di cui alcuni hanno invidia) in cui persino l’atomo nucleare a Sabotino è simbolo, magari da recuperare nei termini nuovi della ricerca e delle energie del nuovo millennio. Poi hai parlato del nostro melting pot pontino: l’incontro tra culture, popolazioni, storie, racconti, tradizioni, accenti diversi in cui “nessuno è forestiero” Mai. Perché lo siamo tutti. Questo è veramente un nostro gene: tanti decenni di campo profughi, tanta immigrazione in questa città tacciata di essere di destra e ignorante; eppure, da noi non hanno mai ucciso ragazzi di colore per strada, non abbiamo mai visto gesti di razzismo nei confronti dei migranti di libertà provenienti dai regimi comunisti e accalcati davanti all’Immacolata o a Villaggio Trieste (dove erano arrivati anche dalmati e croati in fuga da Tito. Quella storia di accoglienza ci svela anche un difetto enorme di Latina: una tolleranza indifferente, una difficoltà a fare propria fino in fondo la diversità, arricchendosi e crescendo, suggendo da nuovi arrivi e realtà diverse linfa vitale per evolversi, sfruttare chi torna, valorizzare chi ha esperienze, integrare nella propria storia non dare solo un rifugio. Ambiente, modernità e innovazione, multiculturalità, ce ne sarebbe per lavorare sul nostro centenario. Ce ne sarebbe per una amministrazione che dopo il 4 settembre volesse costruire (costruire non fare finta di costruire o narrare quanto è bello costruire) un luogo pubblico, strutturato, finanziato, serio, di alto livello che scavi, rifletta, coinvolga i giovani (ancora pochi ieri sera, queste cose le devi dire a loro che voglino giustamente andare via), inizi a forgiare insieme alla comunità, finalmente, una storia comune della nostra città che non è nè rossa, nè nera, nè bianca perchè è naturalmente multicolore.
Sergio Shrott Diseguali eterogenei ma non razzisti. Un punto fermo delle Radici in aria. Grazie a tutti…una serata che spero di poter rivedere e risentire
Emanuela Giudetti Molto bravi e veramente riuscita la serata. C’era dentro tutto: lo spaesamento che si prova a vivere in una città come la nostra, il senso di non essere mai dentro a niente, queste radici che cerchiamo tutti ma che mancano. E poi buonissimi i tempi tra lettura e musica. Veramente bravi tutti.
Maria Cristina Calcagni Bellissima serata piena di emozioni profonde
Rosa Vetta Un evento di spessore organizzato nei particolari per una Latina che sempre più diventa comunità educante. Non vivo a Latina da decenni ed ero in compagnia- di persone provenienti da altre città che, grazie al lavoro svolto, sono riuscita a respirare “radici ed ali” di un territorio
Mirella Gaspari Hai dimostrato una capacità storica incredibile. Ringrazio per aver nominato la mia filosofa Hanna Arendt, sono anni che la studio. Sei anche politica hai saputo dare le frecciatine giuste
Uno spettatore intervistato su Latina graffiti Lo spettacolo è stato molto interessante anche perché coinvolge un po’ tutti noi, le persone che vivono il territorio e restituito a noi che viviamo la città le proprie memorie. Quindi un’operazione che andava fatta
Una spettatrice intervistata su Latina graffiti: Innanzi tutto sono nata a Latina, penso una delle prime e poi ho vissuto un po’ tutto quello di cui avete parlato, la signora che avete nominato è stata mia compagna di scuola. Mi è piaciuto tutto fatto bene, organizzato bene, brava la cantante, bravo il musicista, tutto bellissimo e interessante.
Lidia Palumbo Scalzi: Ci sono state queste contaminazioni un po’ prima un po’, dopo con le immagini poi essendo una gallerista riconoscevo i quadri di Sartorio di Coleman e De Chirico. E’ stato un lavoro bellissimo. Le emozioni ci sono state. Io sono nata a Priverno ma a 8 mesi ero già a Littoria. Mio padre è stato un pioniere anche lui perché nel 1959 io ho inaugurato l’hotel Europa, nome che ha messo mio padre e allora pensare all’Europa…tutto ciò che ha detto Emanuela con enfasi, passione e trasporto… si vedeva che ha fatto un lavoro bellissimo. A me ha emozionato perché mi ha ricordato la mia infanzia di scuola elementare di piazza Dante e alle medie mi ha emozionato tanto. È stata una serata bella
Giusy del Grande Serata indimenticabile tra immagini e ricordi.
Uno spettatore in privato: Volevo farti i miei più sinceri complimenti per lo spettacolo di questa sera. E’ stato molto emozionante. Avrei voluto dirtelo di persona ma avevo le bimbe al seguito e la ritirata è stata piuttosto rocambolesca. Comunque bello, bello, bello! Le iniziative come la tua sono vitali per questa città. Come potrai immaginare portare le bambine è stata una scelta faticosa ma ci tenevo. Hanno assorbito forse il 5 % di quanto detto ma ci tengo che in loro si crei un senso di appartenenza a questa città.. Poi vivranno dove vorranno. Ma ci tengo che conoscano il posto dove sono nate.