Quest’oggi siamo lieti di avere come ospite un autrice pontina, emergente nel panorama fantasy italiano, ovvero Filomena Cecere.
Filomena è autrice della trilogia dei Cavalieri di Elidar. Nata a Caserta il 18 febbraio 1970, si trasferisce a poco meno di 1 anno a Latina, città dove tutt’ora risiede. Appassionata da sempre di letteratura fantasy, nel 2006 ha intrapreso la carriera di scrittrice attraverso il primo romanzo della trilogia dei Cavalieri di Elidar pubblicato nel 2008 dalla casa editrice Ego edizioni.
La serie è composta dai volumi:
I Cavalieri di Elidar, Ego edizioni, 2008
Il Sacro Diaspro, Ego edizioni, 2009
Il Pugnale di Ghiaccio, Ego edizioni, 2010
Nel 2009 con il racconto “Alanis” vince il premio del concorso “idee letterarie” indetto dalla Gds edizioni. Casa editrice che le pubblicherà due istantanei: “Ritratti di Sangue” e “La Tredicesima Costellazione”.
Nello stesso anno si avvicina al movimento letterario “I Duri della Palude”, sperimentando così la scrittura noir. Da un’idea dei duri, nasce una fanzine on-line, per la quale ha curato la rubrica fantasy.
Attualmente cura insieme ad Alfonso Zarbo la collana fantasy Spade d’inchiostro per la casa editrice Edizioni della Sera.
• Filomena innanzi tutto grazie per averci dato l’opportunità di intervistarti.
Grazie a voi, per me è un piacere.
• Sei da sempre un appassionata di libri fantasy, ma quand’è che in te è scattato quel qualcosa che da lettrice, ti ha portato a diventare scrittrice?
Nel 2006 cominciavano ad affacciarsi alla mente personaggi e ambientazioni di quello che sarebbe diventato in seguito il mondo di Elidar. Inizialmente l’ho trascurato. Non mi interessava scrivere. Ma la storia nasceva spontaneamente e con prepotenza voleva venir fuori. Era diventata quasi un’ossessione. Avevo costruito mentalmente il background dei protagonisti e degli antagonisti. Le città, le società, la religione. Decisi di scrivere un racconto, ma mi accorsi subito che poche pagine non potevano bastarmi per completare una storia che si arricchiva continuamente di eventi. Continuai semplicemente a scrivere tutto ciò che la fantasia mi dettata. Nacque così il primo romanzo della trilogia.
• Nella conferenza per Giallolatino ci hai raccontato che le tue storie a volte la notte ti capita di sognarle, come se i personaggi prendessero vita e ti narrassero loro stessi la continuazione della storia. Ma in una trilogia, generalmente, c’è una sorta di pianificazione di fondo della trama nell’arco dei tre libri, o per te è stato diverso?
Quando penso ad una nuova trama creo la struttura principale: identifico i personaggi e costruisco la storia generale, senza definire gli accadimenti intermedi. Talvolta non pianifico neppure il finale. Lascio che le storie si sviluppino in itinere, come se il racconto mi venisse narrato. Mi capita molto spesso quindi che le vicende continuino durante i miei sogni notturni. Trasformo poi le immagini in linguaggio scritto dopo un’attenta elaborazione. Ogni romanzo inserito in una saga lo elaboro come volume autoconclusivo, non so mai cosa accadrà nel tomo finale. Diverso è per la costruzione di un racconto breve. Programmo la storia dei dettagli, studio la chiave di scrittura più adatta e poi lo metto su “carta”.
• Cosa leggevi quando eri piccola? E quali sono gli autori che preferisci leggere oggi?
Amavo i romanzi d’avventura di Verne e Salgari, ma anche Defoe e Stevenson. Poi, adolescente, sono passata alla narrativa cyberpunk. Adoravo però anche i racconti di Edgar Allan Poe e i gialli classici di Agatha Christie.
Contemporaneamente con Michael Ende scoprii il fantasy e m’innamorai della scrittura di Tolkien, Lewis e Terry Brooks.
Oggi sono tanti gli autori che seguo: Neil Gaiman, Philip Pullman, Bernhard Hennen, J. K. Rowling e Anne Rice. Nel ricco panorama italiano ci sono molti bravissimi scrittori di fantasy, il mio preferito però è senza dubbio Francesco Falconi ma, anche Marco Davide, Licia Troisi, Cecilia Randall e scrittori emergenti come Paola Boni, Francesca Angelinelli, Alfonso Zarbo e tanti altri.
Uscendo dal mondo fantasy, mi sto appassionando molto ai libri inchiesta di Luciano Garofano e alla ricca bibliografia di Andrea Carlo Cappi.
• Negli ultimi anni il fantasy ha trovato una nuova spinta all’interno dei confini europei, sopratutto penso alla Germania con Markus Heitz e Hennen Bernhard, o all’Italia con Licia Troisi, Francesco Falconi e Marco Davide. Cosa pensi di questa nuova esplosione del genere fantasy?
Con le trasposizioni cinematografiche e i record ai botteghini, molti si sono avvicinati nuovamente al fantasy e al new gothic.
Per noi cultori di questo genere è stata una vera manna perché negli anni di buio che il fantasy ha subito era difficile anche reperire i romanzi. Spesso bisognava ordinarli oppure infilarsi tra gli scaffali dedicati ai ragazzi. Oggi primeggiano al cinema e nelle librerie. L’Italia poi si è aperta anche ai talentuosi scrittori nazionali dedicando loro lo spazio che meritano. Posso solo sperare che quest’ondata di successo non sia passeggera e che il fantasy possa regalarci anche in futuro tante emozioni.
• Com’è il tuo rapporto con i colleghi scrittori?
Conosco tantissimi scrittori e con molti di loro ho rapporti d’amicizia. Ci scambiamo opinioni e consigli. Con alcuni collaboro a dei progetti interessanti.
Quando c’è la possibilità di stare insieme per una presentazione, per un convegno o per una cena è una festa perché si percepisce la passione comune e talvolta basta uno sguardo per comprendersi.
• Come nasce la tua collaborazione con i Duri della Palude e il tuo conseguente avvicinamento al genere Noir?
Ero stata invitata da Gian Luca Campagna, direttore della Ego edizioni con cui avevo già pubblicato I cavalieri di Elidar, al primo incontro di presentazione dell’istant book, che conteneva i racconti dei tre fondatori del gruppo: Pierluigi Felli, Marco Ferrara e Gian Luca Campagna. Mi ha incuriosita da subito e ho espresso il desiderio di farne parte. Sono stata letteralmente travolta dal loro entusiasmo. Ho iniziato così a scrivere alcuni racconti, pubblicati poi negli istant book.
Oggi il noir contamina i miei fantasy che sono decisamente più introspettivi e risentono delle dinamiche tipiche di quel genere letterario.
• Cosa ti senti di dire ai giovani che vorrebbero avvicinarsi al mondo della scrittura?
Dico loro di provare! Scrivere è una sensazione meravigliosa. È passione. È soddisfazione. Credere in se stessi e lavorare sodo. Sì, perché la scrittura è impegno e dedizione.
Ascoltare più le critiche costruttive che gli elogi: i secondi ci fanno sicuramente piacere, ma è dai primi che si impara e si migliora.
Non è sempre facile pubblicare. Non sempre le porte sono aperte, ma non bisogna lasciarsi abbattere da qualche rifiuto o delusione.
• A Dicembre è in uscita l’antologia di racconti fantasy, Stirpe Angelica, alla quale hai partecipato insieme ad altri 14 autori di fantasy nostrani. Tu ti poni in maniera differente davanti alla scrittura di un romanzo rispetto a quella di un racconto? O il processo creativo è il medesimo? E di cosa parla questo racconto in particolare?
Il processo creativo è lo stesso. Sia nell’uno che nell’altro caso mi lascio ispirare dai sogni, prendo spunto dalla vita quotidiana, dalle persone che mi circondano. L’unica differenza è la progettazione iniziale: nel romanzo, come ho già detto, non definisco i dettagli, mentre nel racconto stabilisco da subito inizio, corpo centrale e conclusione.
Stirpe Angelica è un progetto favoloso che mi ha dato la possibilità di apprezzare la creatività e l’entusiasmo di tanti autori. Gli stili e i generi scelti sono diversi e rendono questa antologia particolarmente variegata. L’unico argomento comune è la figura dell’Angelo.
Il mio racconto è un Urban fantasy. Atmosfere cupe. Una storia di feroce vendetta consumata tra le strade solitarie di una metropoli.
• Oltre alla scrittura, che oramai è diventata una seconda professione, quali altri hobby coltivi?
Amo da sempre la pittura, soprattutto ad olio e la ceramica. Hobby che purtroppo non posso praticare con la frequenza che vorrei, per mancanza di tempo. La scrittura occupa ormai ogni momento libero. In compenso mi dedico alle illustrazioni e alle copertine dei miei romanzi. E poi c’è il cinema e la lettura a cui non potrei proprio rinunciare.
• Durante la presentazione del Pugnale dei Ghiaccio, tua sorella Sara ti ha dedicato una bellissima poesia, anche tu ne scrivi, o vi dividete da brave sorelle i compiti?
Davvero una bellissima poesia. Mi ha commossa! Lei ha uno stile goth molto intenso che penetra nell’anima. Uno stile che si rispecchia anche nei suoi dipinti.
Io non scrivo poesie. Lascio a lei questo compito nel quale è bravissima.
• Per concludere, puoi dirci a cosa stai lavorando adesso e quando potremo leggere il tuo nuovo libro?
A breve, prima della fine dell’anno, uscirà una raccolta new gothic. Quattro racconti le cui protagoniste o antagoniste sono streghe. Un’antologia particolare grazie ad alcune scelte stilistiche che non posso anticipare, ma che conoscerete presto.
Attualmente sto lavorando ad un progetto con altri quattro formidabili scrittori pontini. Inoltre sto scrivendo un romanzo Urban fantasy con contaminazioni new gothic e noir, una storia ricca di intrighi, azione e combattimenti all’ultimo sangue.
Ringraziamo ancora Filomena Cecere prima di tutto per la cordialità e ovviamente per averci concesso quest’intervista.
Se volete saperne di più su Filomena Cecere: il sito: http://www.filomenacecere.it
la recensione de “Il Pugnale di Ghiaccio” su Reader’s Bench
Intervista a cura della redazione di Reader’s Bench