Prosegue dopo le festività natalizie la ricca stagione serale al Teatro Moderno di Latina, ideata da Gianluca Cassandra.
Ninetto Davoli affiancato dalla splendida Gabriella Silvestri, solcherà il palco del Moderno portando in scena, sabato 15 gennaio alle ore 21,00 e domenica 16 gennaio alle ore 17,30, lo spettacolo dal titolo L’Albergo Rosso, per la regia di Federico Vigorito.
L’Albergo rosso, scritto dal drammaturgo Pierpaolo Palladino, è un racconto così amaramente vero da rappresentare in modo realistico la vita romana della fine degli anni ‘30.
Tutto si svolge nella Roma popolare del 1936, anno in cui si misero le basi per la demolizione di uno dei più tipici quartieri della nuova capitale, la Spina di Borgo, (oggi via della Conciliazione) chiamato così per la sua forma a cuneo. Una famiglia di artigiani costretta a trasferirsi proprio a seguito della distruzione del loro quartiere, si trova improvvisamente senza casa e senza bottega. La famiglia viene ospitata nell’Albergo Rosso, uno dei quattro alberghi di Garbatella costruiti per dare ricovero ai cosiddetti sfrattati del centro. La Storia entra nella vita famigliare mettendo a dura prova il precario equilibrio tra genitori e figli, costretti ad adeguarsi ad un futuro incerto.
L’Albergo rosso prende spunto da un periodo storico ben preciso, la Questione Romana e i Patti Lateranensi. Nel 1929, si concluse infatti il contenzioso nato con lo Stato Pontificio. Per siglare tale magistrale colpo di diplomazia e politica interna ed internazionale, Benito Mussolini promosse la realizzazione di un’opera pubblica che prese il nome di Via della Conciliazione, volta a sancire la grandezza di tale avvenimento ma che sarà soprattutto causa di forti disagi. Il tessuto urbanistico e sociale venne alterato e sventrato della sua vera essenza. Gli abitanti del rione Spina di Borgo, dopo la sua demolizione, vennero “deportati” in quartieri dormitorio costruiti ad hoc, alterando così la loro vita e le loro abitudini.
Palladino e Vigorito con l’Albergo Rosso porteranno sul palco, per usare le parole del grande Pasolini, una “maschera del teatro dell’arte”, “Una riserva senza fine di allegria”, Ninetto Davoli.
Figlio di poverissimi immigrati calabresi, Ninetto era il ragazzo delle borgate romane, quello della “Roma di frontiera, diseredata ma pulsante di energia e sanguinante di assolute novità”.
Egli è stato l’unico ragazzo che Pier Paolo Pasolini abbia amato davvero. Sarà infatti proprio Davoli a riconoscere il suo corpo ormai senza vita e sarà lui a piangere e urlare all’Italia la morte del grande poeta-profeta. Egli conobbe Pasolini casualmente sul set del suo terzo film dal titolo “La ricotta” e nel quale vi lavorava come carpentiere il fratello maggiore. L’allora quattordicenne Ninetto, con i suoi capelli ricciuti, gli occhi ridenti, la semplicità proletaria e l’ingenuità della sua adolescenza, incarnava perfettamente l’ideale dello scrittore. Da quel giorno e per lunghi anni Pasolini diverrà, per lo scapigliato Ninetto, il suo pigmalione, amante, padre, amico.
Apprezzato dalla critica e dalla gente senza però mai dimenticare, Ninetto ad un certo punto volò via, verso nuovi traguardi televisivi, cinematografici e teatrali, arrivando fino alla sua attuale ma non di certo ultima fatica, L’Albergo Rosso.