Ristoranti chiusi a Natale e Santo Stefano, coprifuoco alle 22 anche a Capodanno, Regioni blindate. Il Natale del Covid prende forma tra le pieghe della discussione del governo sul nuovo dpcm.
Le decisioni non sono blindate, anche perché le opinioni su alcune delle norme divergono: un nuovo passaggio sarà fatto con il Cts e con le Regioni, oltre che nel governo. Ma al termine di un vertice fiume del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione di maggioranza, sembra prevalere la linea di chi vuole blindare il Natale.
E quindi: spostamenti tra le Regioni solo per i residenti, chiusura di bar e ristoranti alle 18, orari prolungati per i negozi per evitare assembramenti ma con coprifuoco rigido alle 22, anche nelle vigilie di Natale e Capodanno. I nodi da sciogliere sono ancora molti: da confermare l’idea di introdurre una quarantena di 15 giorni per chi, nel periodo natalizio, rientri dall’estero. Un nuovo vertice dovrebbe esserci,già nel pomeriggio di sabato.
Di scuola a Palazzo Chigi si dibatte quando è ormai notte, ma una decisione non viene presa. Sembra prevalere l’orientamento di chi vorrebbe riportare in classe anche le superiori da gennaio. E’ deciso invece che il dpcm che sarà in vigore dal 4 dicembre confermerà la divisione del Paese in zone rossa, arancione e gialla. Sembra resistere l’idea di mantenere il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino anche nei giorni delle feste: un orientamento che spiega anche quanto detto giovedì dal ministro Francesco Boccia alle Regioni, circa la necessità di contenere tutte le attività entro le 22 inclusa la messa di Natale (sul punto un’interlocuzione è in corso con la Cei). Per i ristoranti dovrebbe restare la chiusura dalle 18 e il blocco dovrebbe diventare totale a Natale e Santo Stefano.
I negozi potranno restare aperti fino alle 21 o anche oltre, purché riescano a rispettare e far rispettare l’obbligo di coprifuoco alle 22. Quanto al nodo degli spostamenti, una discussione è ancora in corso: la regola di base dovrebbe essere quella di vietare di muoversi anche tra Regioni gialle a partire da una certa data (da definire) ma gli ‘aperturisti’ spingono per deroghe per chi abbia domicilio in una regione diversa da quella di residenza e per i ricongiungimenti familiari.