“Io stessa e altre donne abbiamo sofferto in silenzio, ma ora non posso più rimanere inerte”: a scriverlo in una mail inviata ai media messicani è quella che si fa chiamare “Diana la cacciatrice”. Si tratta di una persona che ha rivendicato l’uccisione di due autisti di bus a Ciudad Juarez, città del Messico capitale di femminicidi. Una città teatro di centinaia di delitti e sparizioni che hanno coinvolto donne, madri di famiglia e adolescenti. Le operaie che lavorano nelle fabbriche delle industrie manifatturiere della città messicana devono attraversare vie isolate per raggiungere gli stabilimenti e spesso sono vittime di stupri e assassini. In molti casi a essere accusati di tali delitti sono gli autisti degli autobus.
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