Non riusciva a vendere il suo bar, forse anche per questo, un 38enne di Treviso si è tolto la vita. Prima di impiccarsi proprio all’interno del suo locale, l’uomo ha lasciato un un biglietto con poche parole: “Dopo otto anni ho trovato la libertà. “Viva l’Italia”. Parole di accusa verso uno stato, e una situazione sociale, forse per lui insostenibile. Ieri a ritrovare il corpo nel primo pomeriggio , Mario Contin un suo collaboratore. Il corpo del giovane si trovava tra il bagno e il retrobottega. Da mesi stava cercando di vendere l’attività, ma senza successo.
L’aveva detto che si sarebbe tolto la vita. Ma gli amici non potevano pensare che l’avrebbe fatto sul serio. Il suicidio di Manuele assomiglia ad quello di altri che hanno deciso di farla finita perché strangolati dalle tasse. Circa un anno fa, scrive il Corriere del Veneto, il 38enne aveva rilevato tutte le quote del bar, il “Cafè La Corte” gestito con l’ex compagna, ma poi gli affari erano andati in picchiata, complice il sempre più cronico svuotamento del centro storico.
E con un’ipoteca da onorare, i conti da pagare e le difficoltà di cassa, anche la passione per il lavoro e la voglia di stare dietro al bancone erano finite. Così aveva provato a vendere tutto. “Vorrei andarmene su un’isola e starmene finalmente tranquillo” diceva.