Marco Mengoni ha vinto il 63° Festival di Sanremo. Era tra i favoriti, e ha battuto gli altri due finalisti, Elio e poi i Modà. I pronostici sono stati rispettati.
Quando comincia, il martedì, non sembra vero, ma poi accade: il Festival finisce. E così, per trascolorare dalla rassegna alla parte conclusiva della campagna elettorale, ecco Claudio Bisio. Ha scherzato su Crozza e sui misteri della scenografia, ha chiesto un applauso a scatola chiusa, ed è partito. Fingendo di non sapere che cosa dire, essendo la sua prima volta a Sanremo. Ma poi ha fatto un bel monologo, molto scritto, alla Pennac. E con molti giochi di parole. Mario Monti, anzi mari o monti. «Mi han detto che non posso fare i nomi di politici». E grida: tutti a casa. «Ma non parlo di politici, stavo parlando di noi, degli italiani. A far bene i conti, la storia ci inchioda, siamo noi i mandanti. Ed è impressionante quanto i politici italiani ci assomiglino, con qualche esagerazione, come le maschere della Commedia dell’arte. Sono icone arroganti». E via alle citazioni delle icone, accompagnato da una tromba. Tutti coloro che si lamentano dello Stato ma poi faticano a rispettare le regole. Un tipo di satira che ha messo noi, i cittadini, al suo centro. E in effetti, un pensiero ce lo potremmo fare.