Una statistica romantica, che lascia spazio a riflessioni ben più razionali.
È terminato un campionato che nelle sue giornate conclusive ha visto andare a segno praticamente tutti gli storici vecchietti della Serie A: Totti, Toni, Di Natale o ancora prima Brienza e Pellissier. E non si tratta di gol occasionali, visto che superano quota 20, sommandoli: cifra che assume un carattere ancor maggiore includendo Klose. Nella top ten europea dei marcatori più anziani over 35 ben 6 appartengono al campionato italiano.
Nulla di buono per il nostro campionato, che tra l’altro perderà la metà di questi protagonisti ancora in auge: Klose, Toni e Di Natale hanno infatti annunciato il loro addio, quanto meno alla Serie A. Chi alle loro spalle? Se la tendenza all’estero rappresenta un’eccezione, è palese come da noi sia quasi una regola quella di affidarsi costantemente all’esperienza, tappando le ali a nuove leve per paura e mancanza di coraggio di chi deve scegliere.
Un problema che ha radici sempre più profonde e si riflettono nella Nazionale attuale, povera di fuoriclasse e quasi priva di giovani che possano far sognare i tifosi. Le scuole calcio lavorano male, le giovanili sono già impregnate di stranieri ed il passaggio in prima squadra è sempre più ritardato: in Italia sei giovane a 25 anni, altrove a 18 è facile trovare già elementi emergenti in top club europei.
Un’inversione di rotta che tardando porta ad un rallentamento della crescita economica delle società, che finiscono per non valorizzare i giovani in squadra per poi perdere i “vecchi” a zero: nell’ottica di un auto-finanziamento, tanto cara nell’era di austerity in cui viviamo, quanto di peggio si possa fare a livello di strategia finanziaria.
Nei Paesi esteri, almeno per quanto concerne gli altri quattro maggiori campionati europei, gli over 35 laddove ci sono rappresentano un valore aggiunto più a livello di carisma e spogliatoio, che propriamente tecnico. E’ chiaro come far giocare un 35enne piuttosto che un 20enne conferisca valore zero alla crescita economica del patrimonio societario, che nel frattempo assiste inerme ad una svalutazione dei potenziali talenti, conferendo invece (nella maggior parte dei casi) ingenti salari ai “nonnetti” del calcio.
Un fenomeno diffuso che in Italia trova i suoi nefasti riscontri a livello di club, con cammini europei sempre più brevi e di Nazionale: la carestia di qualità e di ricambio generazionale in ogni reparto non è mai stata così alta come nell’era corrente.
Ed in quest’ottica il prossimo Ct della Nazionale sarà il più anziano tecnico della Serie A, quasi certamente: Gianpiero Ventura. Scelto da Tavecchio: con Lippi direttore tecnico. What else?
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