Il punto di svolta della crisi politica giunge alle 19.17 quando l’agenzia Ansa batte la notizia che il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha nominato Mario Monti senatore a vita. Fino ad allora l’ex commissario europeo era uno dei nomi, assieme a Giuliano Amato e Gianni Letta, indicato come il possibile premier di un governo di emergenza nazionale: un esecutivo bipartisan appoggiato da Pdl, Pd e Terzo polo, in grado di fronteggiare lo tsunami che ha investito la Borsa italiana con lo spread tra i titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi schizzato ieri a 570, facendo temere come prossima una fine simile a quella della Grecia. La mossa del Quirinale quindi è un modo per rassicurare i mercati e, di fatto, è l’anticipazione di quale possa essere il candidato a sostituire Berlusconi se, come appare al momento probabile, prevarrà come sbocco l’opzione per un nuovo esecutivo piuttosto che le elezioni anticipate. Del resto Monti non è più solo un tecnico, ma un politico dopo avere ricevuto il laticlavio di senatore a vita. E questa via di uscita, «un governo di emergenza nazionale con ampia base parlamentare», è l’invito che giunge da Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle cooperative e Rete Italia.