La giornata di ieri ha fissato alcuni punti importanti rispetto alle proteste sovraniste e nazionalpopolari di questi giorni.
Il primo elemento da prendere in considerazione è la fragilità dell’impalcatura “ufficiale” di questo movimento. I portavoce e i sedicenti responsabili non hanno fino ad ora apportato alcun valore aggiunto alla lotta. Sono loro, al contrario, che ne hanno giovato. Un tale sistema non è fatto per durare poiché quando un fenomeno è spontaneo e sorge dal basso, le gerarchie si creano altrettanto spontaneamente nella lotta. Quindi da oggi ogni ruolo autoattribuito e non confermato nella strada è da considerare decaduto. Il secondo elemento è la fine dell’equivoco pasoliniano. L’idillio – per chi ci ha creduto, e non è il nostro caso – delle forze dell’ordine che solidarizzano con i manifestanti è da considerarsi come un “viaggio” allucinogeno su cui ben presto ha ripreso il sopravvento la realtà. La carica violenta, rabbiosa, immotivata della polizia nei confronti degli attivisti che manifestavano pacificamente sotto il palazzo della rappresentanza in Italia della Commissione Europea in via IV Novembre, a Roma, segna uno spartiacque preciso. Non c’è da perdersi in disquisizioni sociologiche sulla bontà o sulla cattiveria soggettiva dei singoli agenti (anche se comunque le immagini sono abbastanza chiare anche a tal riguardo) ma da considerare la funzione oggettiva che determinati organi dello Stato rivestono. Terzo: da oggi questa rivolta affina il suo lessico, il suo immaginario, la sua autocoscienza, rispecchiandosi nell’immagine di Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia che toglie la bandiera dell’Unione europea per tentare di issare il tricolore su quella che è ormai a tutti gli effetti la sede di un esercito di occupazione economica. Questo coraggio, questa determinazione, questa bellezza innervano da adesso il corpo esangue della nazione. La sovranità dell’Italia è appesa a un filo, sottilissimo, che forse è sul punto di spezzarsi. Ma se abbiamo una sola speranza, quella riparte da questa immagine. fonte Il Primato Nazionale