Al Quirinale, al termine della convulsa giornata che segna la fine del governo Berlusconi, si sono riviste anche le monetine come accadde per Craxi nel 1993 davanti all’Hotel Raphael. Qualche lancio di monete da 10 e 20 centesimi, mentre le auto del corteo presidenziale scortavano il premier uscente Berlusconi al Colle, per l’incontro con Napolitano. Ma è stato un episodio limitato, non rabbioso come era accaduto allora, quasi volutamente simbolico, giusto per ricordare un precedente. Ma la contestazione, cominciata subito dopo l’uscita di Berlsuconi dalla Camera, è stata questa volta più collettiva e festosa, con qualche insulto ma niente di più grave. Quando è stata data l’ufficialità, «Berlusconi si è dimesso», la folla che aveva ormai riempito la piazza del Quirinale è esplosa in urla di gioia: tricolori che sventolavano, urla e danze di gioia, persino un trenino, come a capodanno, composto da oltre un migliaio di manifestanti radunati nella piazza simbolo della Capitale. Ma in generale è tutta la Roma dei palazzi del potere a ribollire di una sorta di rabbia gioiosa. Capannelli di folla urlante si sono assiepati all’ingresso di Palazzo Grazioli, e poi in piazza Colonna a due passi da Palazzo Chigi, per confluire infine al Quirinale per l’atto finale delle dimissioni. Un cordone di sicurezza di polizia e carabinieri ha garantito l’ordine. Ma la presenza popolare in piazza è stata significativa, al punto che lo stesso Berlusconi si è detto amareggiato per le contestazioni. Dopo l’annuncio delle dimissioni ci sono stati addirittura dei caroselli di auto nel centro della capitale.