Un laboratorio artigianale diventa un’azienda italiana di successo mondiale, viene ceduta, senza che nessuno alzi un dito, a una multinazionale francese, infine rischia il tracollo.
Questa è la storia della Perugina. Ecco cosa succede quando i governi, ebbri di liberalismo sfrenato, non tutelano le aziende italiane: la Nestlè, colosso francese proprietario della Perugina, ha annunciato di voler mettere in cassa integrazione 867 dipendenti dello stabilimento perugino proprio in questa settimana. Un’operazione da manuale di Adam Smith.
Appresa la notizia, i dipendenti hanno annunciato uno sciopero di 8 ore. L’azienda dà la colpa alle politiche industriali italiane.
In una nota congiunta, le varie sigle sindacali hanno dichiarato: “L’atteggiamento di Nestlè e la mancanza di un guida forte a livello di direzione azienda non offrono al momento garanzie. Per questo dalle assemblee è emersa la volontà di reagire a questa scelta unilaterale con la proclamazione dello stato di agitazione permanente e di un pacchetto di otto ore di sciopero da utilizzare a supporto della trattativa”.
Ma come è possibile che la Nestlè, che nel 2013 ha totalizzato un fatturato di 57 miliardi di euro, facendo segnare un + 4% rispetto al 2012, parli di “gravità della crisi in essere”? Ce lo spiega la multinazionale nel suo comunicato ufficiale: “Siamo consapevoli della gravità della crisi in essere ma siamo altrettanto consapevoli che i suoi effetti sono amplificati oltremodo dalla mancata reazione, attraverso scelte industriali coraggiose ed investimenti, da parte del management italiano”. Tradotto: ci dispiace tanto ma l’Italia ci fa perdere soldi, quindi mandiamo a casa i lavoratori. Benvenuti nel capitalismo globale, in cui le multinazionali impersonali fanno scalate ai gruppi industriali di altri Paesi in modo sregolato e giocano con i lavoratori come fossero le pedine degli scacchi.
La Perugina nasce a Perugia, come piccolo laboratorio artigianale, nel 1907 e da allora il suo inarrestabile successo sarà motivo di orgoglio per la città di Perugia e per tutta l’industria alimentare italiana. Nel 1935 l’exploit dell’azienda che sfonda addirittura negli Stati Uniti. Negli anni ’60 si aprono stabilimenti in tutto il mondo tra cui lo storico stabilimento di San Sisto. Nel 1985 viene rilevata, insieme alla Buitoni, dalla Cir di Carlo De Benedetti per 25 miliardi di lire e ceduta, solo tre anni dopo, ai francesi di Nestlè per 320 miliardi di lire. Un bel guadagno per De Benedetti e per la Nestlè che ha spremuto fino all’ultimo la Perugina. fonte ilprimatonazionale.it