Poche verità sono indiscutibili come questa: la passione nei confronti del gioco non è figlia dei nostri giorni. Non lo è affatto, tanto che, come gli storici insegnano, l’interesse è germogliato secoli e secoli fa, addirittura prima dell’avvento di Cristo. Culla del movimento, manco a dirlo, l’Antica Roma. Tante testimonianze stanno a dimostrarlo, rinvenute dagli archeologi nel corso di scavi e spedizioni.
Poi, chiaro, la forma di allora differiva di gran lunga rispetto all’epoca attuale, contraddistinta peraltro dall’avvento del web, con i casinò AAMS, i casino online non AAMS e le piattaforme di scommesse sportive. Tuttavia, fin da allora c’era occasione di divertirsi con dadi e altri oggetti, tuttora impiegati.
La passione dei romani per il gioco
I romani adoravano puntare sulle corse dei cavalli e sui gladiatori. A differenza di quanto si potrebbe immaginare, il passatempo non era una esclusiva prerogativa dell’alta società. Diversamente, coinvolgeva ogni tipo di classe sociale, dalla borghesia alla plebe, fino addirittura agli schiavi. Lo adoravano pure i patrizi e gli imperatori. Secondo varie fonti, Giulio Cesare, Marco Antonio, Nerone e Caligola erano dei ferventi giocatori.
Saturnali e Ludi circensi
Il popolo attendeva trepidante i Saturnali, previsti ogni anno dal 17 al 23 dicembre. In quei sei giorni qualsiasi adulto aveva l’opportunità di sfidare la sorte, pure gli schiavi, temporaneamente dichiarati liberi. Quanto alle scommesse, l’appuntamento da ricordare erano i Ludi circensi.
Allora la popolazione era libera di esprimersi su qualunque cosa, comprese le sopra richiamate battaglie tra gladiatori e le corse delle bighe. Tuttavia, era ammesso esclusivamente riguardo a quel periodo. Diversamente, chi veniva colto in flagrante al di fuori delle finestre stabilite riceveva una multa pari a quattro la posta messa sul piatto.
Lex Tabularia
Tale era l’interesse suscitato che esisteva una specie di regolamentazione. In età repubblicana (509-31 a.C.) si scrisse, infatti, la Lex Tabularia. La fonte ci permette di risalire alle forme predilette dagli antichi romani. Nella fattispecie, erano proibiti i seguenti giochi:
- Navia aut capita: letteralmente nave o testa, corrisponde al contemporaneo testa o croce. Si puntava su una delle facce della moneta, raffigurante da un lato una prua di galea, dall’altra la testa di Giano bifronte.
- Tali (o astragali in greco): consistevano in piccole ossa di ovini, articolati tra tibia e perone, usati a mo’ di dadi. In effetti, li ricordavano vagamente. Stretti e allungati, avevano quattro facce anziché le nostre sei: una ruvida, una liscia, una convessa e una concava.
- latrunculi: ecco un antenato della dama. A tal riguardo, le ricostruzioni sono piuttosto incerte e confuse. Stando ad alcuni accenni, assomigliava a una damiera. Proprio come il tavoliere da Othello, non prevedeva colori alternati (a noi familiari). Certe caselle erano ornate da mediane o da diagonali.
- Tesserae: probabilmente derivanti dall’Antica Grecia, erano simili ai dadi a sei facce. Chi partecipava li lanciava sulla cosiddetta tabula aleatoria: vinceva chi aveva ottenuto il miglior punteggio.
Conclusioni
Sotto certi aspetti, lasciano davvero sorprese le analogie tra i passatempi dell’Antica Roma e quelli attuali. Il modo in cui il gambling e le scommesse si presentano ora è, naturalmente, ben diverso. Ma l’anima rimane sempre la stessa!