“I tamponi rino-faringei non sono tecnicamente affidabili e non possono avere valore diagnostico, pertanto le diagnosi di Covid-19 possono essere sbagliate e, dunque, aver generato scelte politiche errate e dannose per la collettività”, spiega Amici nell’esposto. Il dottor Mariano Amici, medico di base di Ardea, non è nuovo a questo tipo di azioni: è stato lui l’autore del ricorso al Tar che ha bloccato nel Lazio l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale introdotto dal governatore della Regione Nicola Zingaretti.
Nella denuncia-querela presentata con l’assistenza dell’avvocato Nicola Massafra, il dottor Amici allega le perizie condotte da quattro medici e ricercatori italiani (il professor Stefano Scoglio, coordinatore delle attività peritali, ricercatore candidato al Premio Nobel per la medicina nell’anno 2018; il dottor Fabio Franchi, medico infettivologo esperto di virologia; la dottoressa Antonietta Gatti, scienziata esperta di nanopatologie e il dottor Stefano Montanari, farmacista ricercatore scientifico e nanopatologo) e altra documentazione internazionale da cui emergerebbero i limiti dei test diagnostici condotti tramite i tamponi che, secondo alcuni studi, avrebbero mostrato un indice di fallibilità molto alto, in particolare con picchi dell’85% di falsi positivi. Nonostante queste anomalie, da mesi le diagnosi effettuate con questi strumenti determinano scelte mediche e politiche che possono rappresentare un rischio per la salute stessa dei cittadini ma anche un danno economico per le categorie produttive interessate dai problemi legati alla positività del tampone e da un potenziale lockdown nonché per le casse dello Stato che spende soldi inutili per l’acquisto dei tamponi.
Nell’esposto, Mariano Amici chiede ai magistrati di indagare sull’inutilità dei test e sui conseguenti provvedimenti adottati al fine di individuare eventuali profili di illiceità penale e conseguenti abusi e irregolarità: “Gli stessi documenti ufficiali ammettono che nessuno dei tamponi correntemente utilizzati è omologato e affidabile per accertare la presenza di un virus che tra l’altro è in continua mutazione – spiega Mariano Amici -. Ora è evidente che una diagnosi sbagliata può rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini qualunque sia l’esito del tampone ma deve far sorgere seri dubbi anche sui provvedimenti politici e amministrativi che da mesi vengono attuati per fronteggiare la diffusione del virus e sul clima di paura e allarmismo che sta pesantemente condizionando la vita di tutti i cittadini. E come potremmo spiegare i danni economici derivanti dalla quarantena fatta osservare ai soggetti positivi o i danni provocati dal lockdown e le conseguenti spese sostenute dallo Stato per tutti i provvedimenti adottati, se scoprissimo che le diagnosi di Covid erano sbagliate e la situazione meno grave di quanto apparso?”.
Il medico di Ardea ritiene inoltre che, qualora la magistratura dimostrasse che le diagnosi di Covid erano sbagliate, molti provvedimenti adottati per fronteggiare l’epidemia risulterebbero illegittimi o comunque eccessivi in relazione alle conseguenze economiche provocate e alle misure restrittive della libertà imposte alla popolazione nazionale, con il risultato che ogni cittadino potrebbe costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento dei danni subiti. Insomma, il lancio di una vera e propria Class Action rivolta ai pazienti, ai cittadini ma anche alle categorie produttive penalizzate dal lockdown e dalle chiusure forzate legate alle quarantene. Per questo motivo, Mariano Amici invita i cittadini di ogni regione ad aderire alla denuncia collettiva attraverso un apposito modello predisposto su proprio incarico dallo Studio Legale Massafra al fine di essere messo a disposizione di chiunque vi abbia interesse.