Dall’Iliade all’Antigone, la saggezza antica ci ha sempre ricordato che la frontiera fra la civiltà e la barbarie passa dal rispetto per i morti. La non sepoltura, per gli antichi, era il non diritto per eccellenza, il colmo della hybris, anche se si trattava di nemici. La bagarre sulla sepoltura e sulle esequie di Erich Priebke dà quindi un po’ il tono del grado di civiltà dell’Italia del 2013 e questo del tutto a prescindere dalle opinioni politiche o storiografiche di ciascuno.
Ma come stanno le cose dal punto di vista legislativo?
Per quanto riguarda i funerali religiosi, il Codice di diritto canonico, all’articolo 1184 prevede che “se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: 1) quelli che sono notoriamente apostati, eretici, scismatici; 2) coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana; 3) gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli”. Il caso di Priebke rientra nel punto numero tre? I concetti di “peccatore manifesto” e di “pubblico scandalo” sono quanto mai vaghi, ma certo dietro pesanti pressioni politiche potrebbero essere sollevati in questa circostanza. “Non è prevista nessuna celebrazione esequiale in una chiesa di Roma”, ha spiegato il Vicariato, ma i media citano anche il cardinale George Cottier, teologo 91enne, che afferma: “Esiste la misericordia anche per i grandi peccatori, tutti gli uomini hanno bisogno delle preghiere, ma certo in casi simili è meglio evitare sepolture solenni”. Secondo Avvenire, il no del Vicariato “non esclude una benedizione e una preghiera per la salma, e che è analogo a quello dei vescovi del Sud nei confronti dei funerali dei boss mafiosi”.
Più complessa è la questione relativa a funerale e sepoltura del defunto capitano delle SS. Il Regolamento di polizia mortuaria, all’art. 50, prevede chiaramente che “nei cimiteri devono essere ricevuti quando non venga richiesta altra destinazione”, fra gli altri, “i cadaveri delle persone morte nel territorio del comune, qualunque ne fosse in vita la residenza”. Il regolamento di polizia cimiteriale del Comune di Roma prevede la stessa identica formula: “Nei Cimiteri comunali hanno diritto di seppellimento le salme: a) di persone morte nell’ambito territoriale del Comune, qualunque ne fosse stata in vita la residenza […]”. La dichiarazione di guerra del sindaco Marino (“Farò di tutto per impedire che Priebke sia sepolto a Roma, città antinazifascista”) è quindi del tutto arbitraria. Anche il ragionamento per cui “un assassino non può essere seppellito nella città delle sue vittime” è piuttosto singolare e, se generalizzato, in una città come Roma rischierebbe di creare non pochi problemi.
Così come è curiosa la logica per cui il luogo di sepoltura di un cadavere non venga stabilito secondo un principio generale ma in base al fatto che Roma sarebbe una “città antinazifascista”. Che cosa significa? Che da oggi occorrerà un certificato di antifascismo per essere sepolti a Roma? E chi non ce l’ha? Andrà sepolto in un altro comune? E in tal caso quello sarà allora un “comune nazifascista”? In attesa di avere chiarimenti da Marino, segnaliamo che nel marzo 1933, al cimitero del Verano, nel cuore della città, è stato eretta dal fascismo una Cappella dei caduti per la rivoluzione che contiene dodici salme di caduti fascisti. La nuova linea comunale potrebbe cominciare col prevedere un allegro disseppellimento di quei dodici corpi. In realtà è probabile che la cosa si risolva grazie alla buona volontà di legali e famigliari dell’ex soldato tedesco. L’avvocato Giachini ha già detto che “noi non vogliamo creare imbarazzi a nessuno, nonostante in tanti ci abbiano offerto una tomba al Verano”.
Nelle ultime ore è peraltro emersa la possibilità che Priebke venga sepolto nel cimitero di guerra tedesco di Pomezia dove sono sepolti più di 27mila soldati tedeschi, di cui 3.770 senza nome. “E’ una soluzione valida e soprattutto consona allo spirito di Priebke – ha aggiunto Giachini – quella del cimitero di guerra è una cosa di cui si era parlato lungamente con lui”.
Più chiara la questione circa il funerale. Questura e Prefettura hanno già diramato una nota molto netta: “Il Questore Fulvio della Rocca, d’intesa col Prefetto Giuseppe Pecoraro, vieterà qualsiasi forma di celebrazione in forma solenne”. La cosa è perfettamente in ordine con quanto previsto dal Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che all’articolo 27 stabilisce che “il questore può vietare che il trasporto funebre avvenga in forma solenne ovvero può determinare speciali cautele a tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini”. Ma si tratta di precisazioni del tutto scontate: date le circostanze, un funerale solenne per Priebke sarebbe stato escluso in ogni caso, quindi ribadirlo è solo ostentare un eccesso di zelo. A chiarirlo è stato di nuovo il legale del defunto: “Il diritto di culto che la nostra Costituzione prevede è un diritto specifico, che vale per tutti, e riguarda il sentimento religioso e il diritto di avere sacramenti. Trasformare questo diritto in qualcosa di solenne, e fondamentalmente di politico, non era nemmeno nell’intenzione di Priebke, che era una persona riservata e discreta e che non ha mai voluto fare show. Noi non abbiamo mai pensato di fare qualcosa che assomigliasse a qualcosa di solenne o a una manifestazione politica. Se qualcuno paventa questa cosa lo fa in mala fede ed è una provocazione. Faremo il nostro funerale ma senza solennità o esaltazione di valori politici”.
fonte www.ilprimatonazionale.it