“Dire di no aiuta i bambini a crescere”.
Quante volte abbiamo sentito questa frase? Fin da piccoli, è stato un concetto che più volte abbiamo avuto modo di ascoltare, non solo dalle nostre insegnanti o dai nostri educatori, ma anche dagli adulti con i quali trascorrevamo il nostro tempo.
Alle nostre orecchie appariva come qualcosa di particolarmente crudele, eppure era opinione comune, e lo è ancora, che dire di no ad un bambino sia un modo efficace per aiutarlo nel suo percorso di crescita.
Il motivo è semplice, e risiede nel fatto che abituarsi alla negazione di qualcosa significa allenare la propria mente al fatto che nella vita non si potrà avere tutto e non si potrà fare tutto ciò che si vuole, poiché ci sono norme e regole da rispettare.
Il concetto del “no” come strumento formativo non vale solo per i bambini, ma anche per gli adulti: il vero nemico della nostra felicità è la nostra abitudine a dire sempre di sì a tutti coloro che ci sono intorno, ritrovandoci così spesso all’interno di situazioni che non riscontrano il nostro gradimento, e che per di più non ci stimolano ad essere persone migliori.
La propensione ad essere sempre disponibili e a dire sempre di sì, è una situazione che ho potuto provare personalmente sulla mia pelle: in passato, il più grande ladro del mio tempo è stata proprio l’incapacità di dire no a qualsivoglia favore o compito che mi venisse richiesto.
C’è voluto tempo ed esperienza, oltre che un approfondito percorso di studi, per capire che la causa del mio comportamento risiedeva in un unica grande verità: la mancanza di obbiettivi chiari.
Dire di no è qualcosa che moltissimi di noi hanno difficoltà a fare: si pensa sempre che davanti alla mancanza di disponibilità verso qualcuno o qualcosa ci sia una forma di maleducazione o di non rispetto.
Ad analizzare attentamente il fenomeno, invece, è esattamente il contrario, perché ogni volta che ci sforziamo di dire sì, anche quando non vorremmo fare ciò che ci viene prospettato, manchiamo profondamente di rispetto a noi stessi, anche se molto spesso non siamo in grado di rendercene conto.
Pronunciare frasi come no non posso, non sono libero, direi di no, rappresenta la manifestazione diretta di come siamo in grado di scegliere ciò che vorremmo fare, discriminandolo da ciò che non suscita interesse dentro di noi.
Sebbene possa risultare difficile farlo, ogni qual volta che ci riusciamo, proviamo una sensazione di controllo sulla nostra vita, e questo ci fa sentire più sicuri e soddisfatti.
Non solo: dire di no aiuta anche a guadagnare il rispetto degli altri, perché contribuisce a costruire un’immagine sociale di noi come una persona capace di valutare con attenzione le offerte, e di conseguenza di fornire un contributo affidabile.
Pensandoci bene è esattamente l’opposto di ciò che solitamente siamo portati a pensare: l’idea che ci pervade, infatti, è che dicendo spesso di no rischiamo di venire allontanati dai nostri interlocutori, perché quella negazione può essere vista come una mancanza di disponibilità, quando invece rappresenta la nostra capacità di emanare carisma, attraverso la facoltà di saper scegliere ciò che si vuole davvero.
E, inutile dirlo, le persone decise e con le idee chiare sono quelle che attirano maggiormente l’attenzione delle altre.
Se analizziamo attentamente le motivazioni per le quali siamo così refrattari a dire di no, possiamo vedere come alla base ci siano fondamentalmente tre cause.
La prima è senza dubbio la paura della reazione di chi c’è di fronte: quando accettiamo una richiesta solo perché temiamo la replica dell’altro, stiamo commettendo un vero e proprio peccato di presunzione, perché ci riteniamo capaci di leggere il pensiero del nostro interlocutore.
In realtà, invece, nella maggior parte dei casi quello che stiamo facendo in quel momento è proiettare la nostra paura all’interno di quella decisione, motivo per il quale ci risulta tanto difficile dire di no.
La seconda motivazione è la paura delle conseguenze del rifiuto.
Dire di no ci intimorisce perché pensiamo che quel rifiuto possa generare degli strascichi con la persona alla quale non abbiamo accordato la nostra disponibilità: quello che dimentichiamo è che ogni nostra singola azione nella vita produrrà una conseguenza, anche quando diremo di sì.
Temere le conseguenze di un rifiuto significa sottovalutare il fatto che anche un’accettazione porta con sé delle ripercussioni, e per questo non ci dobbiamo far condizionare nello scegliere, perché in un verso o nell’altro tutto genera una conseguenza. L’aspetto importante è quindi concentrarci per fare la scelta migliore per noi.
La terza, infine, è la paura del giudizio degli altri.
Qui si apre un tema molto importante e molto profondo, legato a doppio filo con la cura della nostra felicità: quando accettiamo una richiesta solo perché siamo preoccupati dal giudizio altrui, poniamo al primo posto nella nostra scala delle priorità l’attenzione per l’immagine che gli altri hanno di noi.
Far questo vuol dire prendere delle decisione rincorrendo sempre l’approvazione altrui, e questo ci porterà a trascurare la ricerca della nostra felicità.
La conseguenza più diretta sarà quella di generare dentro di noi una costante sensazione di insoddisfazione.
Per ciascuna di queste tre motivazioni di base, così come per tutte le altre sfaccettature che possano essere individuate, c’è un elemento dal quale dobbiamo sempre guardarci con grande attenzione: il senso di colpa.
Se abbiamo dato un “no” come risposta, perché coscientemente abbiamo valutato che quella proposta non facesse per noi, allora non dobbiamo far sì che il senso di colpa si insinui dentro di noi. La consapevolezza di aver fatto la scelta giusta deve essere la colonna alla quale aggrapparsi quando eventuali sensi di colpa dovessero venire a bussare alla nostra porta, perché nulla è più importante del nostro bene.
Dobbiamo ricordare che essere disponibili e aperti verso gli altri è sicuramente un grande valore di nobiltà d’animo, ma questo non deve mai minare la nostra ricerca di un equilibrio personale e la costruzione della nostra felicità.
Essere d’aiuto per gli altri è importante, ma ci sono aspetti che contano sicuramente di più, perché il nostro tempo e le nostre energie sono risorse preziosissime, e devono essere utilizzate per il benessere nostro e delle persone che vivono gomito a gomito con noi.
La nostra prima regola è quella di scegliere liberamente cosa voler fare e cosa invece non fare, in modo che ogni nostro “no” non sia una semplice negazione, ma una nobile e onesta obiezione.
Se prendere le decisioni corrette, e fare le scelte migliori, è anche per te fondamentale nella costruzione della felicità personale, ti consiglio la lettura del mio ultimo libro “Come migliorarsi per essere più felici”, edito dalla Lab DFG, nel quale ho approfondito gli aspetti che bisogna curare ogni qual volta ci viene posta una richiesta o ci troviamo davanti ad un bivio.
Conoscere significa sapere scegliere, e se non arricchiamo le nostre conoscenze avremo maggiore difficoltà a comprendere, di volta in volta, la strada migliore da intraprendere.
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