Il gioco d’azzardo nella diocesi di Latina è in forte aumento? Ecco che le associazioni di volontariato della provincia si mobilitano immediatamente, al fine di mettere in atto delle azioni di informazione e di presa in carico dei casi di dipendenza.
Eh già, perché se è vero che migliaia di persone ogni giorno si divertono grazie ai bookmaker non AAMS che consentono di puntare in tutta sicurezza sugli eventi sportivi del momento, è altrettanto vero che ad un incremento delle giocate coincide spesso un aumento dei comportamenti compulsivi e ludopatici.
È necessario, allora, che sul territorio siano presenti ed operativi dei centri che possano informare correttamente sui rischi derivanti dal gioco, prestare assistenza alle famiglie dei soggetti dipendenti dal gioco d’azzardo e prendere in cura i giocatori ludopatici.
I dati sulla ludopatia nel Pontino: l’incremento della spesa
I dati raccolti attraverso gli strumenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e resi disponibili dalla Caritas del Lazio non danno adito a dubbi nell’interpretazione del quadro di buona parte della provincia di Latina.
I giocatori della diocesi di Latina (che, lo ricordiamo, comprende solo una metà dell’intero territorio provinciale), nel corso del 2022, hanno speso poco più di 955 milioni . La cifra, di per sé già enorme, segna un incremento del 15% rispetto all’anno precedente: +30% sul fisico, 4,3% sul telematico.
Di questi soldi, 456 mila sono andati nelle “macchinette” di bar e centri scommesse fisici, mentre 499 mila sono stati spesi nei corrispettivi telematici (da smartphone, tablet e pc). Dividendo il totale della spesa per il numero di abitanti della diocesi (circa 333 mila, minori compresi), si ottiene una cifra pari a quasi 2.900 euro l’anno pro capite.
Questa cifra sale ulteriormente se si guarda al solo comune di Latina, dove viene raccolto il 45% del giocato: la spesa pro capite è pari a 3.350 euro. Dietro al capoluogo, si collocano i grossi centri di Terracina (140 milioni complessivi), Cisterna (90 Milioni), Sezze (75 milioni) e Sabaudia (45 milioni).
Anche i piccoli centri si caratterizzano per un’alta propensione al gioco. È il caso, ad esempio, di Roccagorga e di San Felice Circeo: in entrambi i casi, la spesa pro capite sfiore i 3.000 euro.
Ciò che caratterizza i giocatori dei paesini, poi, è la loro capacità di adattamento: il numero di postazioni fisiche sulle quali giocare è basso? Gli appassionati rimediano, preferendo il canale telematico. Basti dire che, per restare a San Felice Circeo, su 31 milioni di spesa, 21 milioni se ne sono andati nei giochi e nelle scommesse online; a Roccagorga, su 12 milioni di euro, 10,5 sono stati spesi nel canale telematico; lo stesso dicasi per Sermoneta (16,5 milioni nell’online e 4,5 nel fisico).
Il volontariato per sopperire alla carenza dei centri di assistenza
Fino a quando restano solo un gioco o un passatempo, dicono dalla diocesi di Latina, la scommessa sportiva o la partita con la slot machine non costituiscono un problema. Quando il gioco diventa compulsivo, spinto dalla percezione di una necessità («Gioco perché non ho un lavoro», «Gioco per pagare dei debiti», «Gioco perché ne sento il bisogno», …), la dipendenza è vicina. E quando si instaura una ludopatia, come per qualsiasi altra dipendenza, è importante farsi aiutare: smettere da soli è quasi impossibile!
Le associazioni di volontariato legate alla Caritas di Latina e provincia, però, lamentano una carenza endemica di centri per la terapia dei ludopatici e l’assistenza alle loro famiglie. Esistono, è vero, i SerD, i Servizi per la cura delle Dipendenze, ma la loro diffusione sul territorio è del tutto insufficiente e il personale che vi lavora non può farsi carico della mole di lavoro.
Secondo l’associazione Cosiré, capofila di quel progetto di lotta alla ludopatia che prova a coinvolgere l’intera società civile di Latina, è indispensabile un’azione coerente e coordinata che, mettendo assieme terzo settore e servizi pubblici territoriali, si muova lungo tre direttrici differenti, ma accomunate da un solo punto di riferimento: la lotta alla ludopatia.
L’informazione, prima di tutto: giovani e meno giovani devono sapere quali sono i rischi cui si incorre con il gioco d’azzardo.
La presa in cura, poi, di quei soggetti che hanno sviluppato dipendenze o che sono a forte rischio di ludopatia: equipe di psicologi devono poter seguire e monitorare i singoli soggetti, per interrompere il circolo vizioso della dipendenza da gioco d’azzardo e per evitare ricadute.
Il sostegno alle famiglie dei soggetti ludopatici: non è raro che parenti stretti, familiari e amici vengano trascinati in un vortice di problemi economici legati a strettissimo giro con il gioco d’azzardo dipendente. Chi soffre di ludopatia, per pagare i debiti da gioco e per poter tornare a giocare, si rivolge a chiunque, a partire dalla famiglia d’origine. È fondamentale che i parenti e gli amici sappiano come comportarsi in questi casi; è fondamentale che sappiano come aiutare i dipendenti a smettere e non a continuare.
Un rischio aggiuntivo alla dipendenza da gioco d’azzardo è quello dell’inserimento della criminalità organizzata all’interno del circuito, sia attraverso la concessione di prestiti a tassi di interesse usurai, sia con la proposta di giochi e piattaforme illegali e potenzialmente pericolose per la sicurezza di qualsiasi giocatore.
L’azione del volontariato di Latina: il progetto Mind the Gap
Quelle appena viste sono le linee ideali del progetto che Caritas e Cosiré hanno voluto per portare sostegno a quelle persone che, con la ludopatia, hanno messo e stanno mettendo in forte crisi la propria salute (fisica e psicologica) e la propria vita sociale, professionale ed economica. Mind the Gap è lo strumento attraverso cui, a Latina, si tenta di concretizzare questa forma di aiuto.
Il territorio della diocesi è stato suddiviso in tre macro aree (nord, centro e sud); per ognuna di queste macro aree sono stati creati dei Gruppi AMA – gruppi di auto muto aiuto. L’attenzione è stata focalizzata in quei quartieri e in quelle zone a maggiore concentrazione di soggetti a rischio, come i centri per anziani, i punti di aggregazione della cittadinanza, gli istituti scolastici, le parrocchie e gli eventi ludici.
Va sottolineato ancora una volta come i Gruppi AMA, così come l’intero progetto Mind the Gap, non si ponga in contrapposizione o in alternativa alle prestazioni sanitarie dei SerD, dei Dipartimenti di Salute Mentale o dei Servizi Sociali dei singoli comuni.
Mind the Gap, al contrario, opera per realizzare una rete di supporto territoriale, che, informando e prestando i primi interventi, riesca a raccogliere le esigenze delle persone che soffrono di ludopatia per inserirle in un più completo processo di informazione, protezione e presa in cura.
L’idea alla base dei Gruppi AMA è quella di coinvolgere le persone con una stessa problematica e di aiutarle ad uscire dall’isolamento e dalla passività. Alla loro azione, Mind the Gap abbina quella delle unità mobili di prossimità: volontari e professionisti agiscono su tutto il territorio per ascoltare, orientare, informare e prestare consulenza a soggetti con il vizio del gioco, familiari, amici e cittadini interessati, a qualunque titolo, dalla ludopatia.