Tra le tante domande che mi vengono poste durante i miei appuntamenti in giro per l’Italia, ce n’è una che per me ha un valore particolare: perché dovrei avvalermi del supporto di un coach?
A pormi questo quesito sono persone profondamente diverse tra loro, e questo mi dà la dimensione di come, al giorno d’oggi, ci sia ancora molta, forse troppa, confusione e disinformazione su questo argomento.
Eppure siamo nel 2024 e tutti dovremmo avere gli strumenti per comprendere cosa sia l’attività di coaching e quale ruolo possa svolgere all’interno delle nostre esistenze.
Quindi, più che trovare una risposta che possa universalmente superare le perplessità di tutti, credo sia più interessante tracciare un percorso che possa condurre ad una presa di coscienza seria e profonda sulle motivazioni che dovrebbero spingere ciascuno di noi ad affidarsi ad un professionista.
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Attenzione: ho scritto, e ribadisco, “ciascuno di noi”, perché credo non ci sia nessuno che possa privarsi dell’opportunità di vivere questo percorso.
Non c’è età, professione, estrazione sociale o altro che possa determinare l’esenzione dal mettersi in gioco e dall’iniziare a guardare dentro se stessi con uno sguardo attento e lucido.
Tutti siamo chiamati a lavorare per far emergere la parte migliore di noi stessi, e non si deve mai pensare che chi si affida ad un coach lo faccia per risolvere un determinato problema, perché quella visione rischia di portarci davvero fuori strada.
Un coach può essere paragonato ad un nutrizionista: se si pensa che solo chi è in sovrappeso o abbia dei problemi con il cibo debba iniziare un percorso supportato da uno specialista, allora non si è compresa l’importanza dell’alimentazione nella nostra vita.
Noi siamo composti dalle sostanze che introduciamo attraverso l’assunzione degli alimenti: quello che mangiamo determina ciò che siamo a livello corporeo, e non solo.
Perché seguire una dieta sana significa creare le condizioni ottimali per poter far lavorare al meglio il nostro corpo e la nostra mente, aumentando le nostre performance sia fisiche che psicologiche.
Mangiare sano significa introdurre della benzina pulita che possa alimentare correttamente i nostri due motori, il cuore e il cervello.
E come molto spesso accade il “fai da te” non è la scelta giusta.
Innanzitutto perché non si hanno le conoscenze che un professionista ha accumulato in anni di studi, e in secondo luogo perché vivendo la nostra vita dal di dentro possiamo non avere il miglior punto d’osservazione possibile.
Con il coaching il discorso è davvero molto simile.
Le nostre azioni e le nostre proiezioni affondano le radici all’interno dei nostri pensieri: se il cibo è ciò di cui siamo composti a livello fisico, i nostri pensieri sono la materia che forma la nostra anima, nonché tutta la nostra sfera interiore.
Nutrire la nostra mente con pensieri sani, ridisegnare le nostre abitudini quotidiane, tagliare i rami secchi che portano via tempo e nutrimento alla nostra esistenza, porci su un piano di riflessione che possa fornire a noi stessi la lucidità per saper discernere quali siano le scelte migliori per la nostra vita, sono aspetti di fondamentale importanza per seguire un cammino che non ci faccia sentire persi all’interno della nostra esistenza.
E anche in questo caso il “fai da te” è una scelta che può portare più danni che benefici.
La soluzione migliore è quella di affidarsi a chi possa ascoltarci, comprendere le nostre situazioni, e aiutarci a ridisegnare la giusta rotta che conduca al raggiungimento dei nostri obiettivi.
Diversamente rischieremmo di continuare a girare a vuoto pensando di seguire i movimenti di un sole che rappresenta invece solo un grande abbaglio.
Ecco, quindi, che il ruolo del coach diventa determinante per tirare fuori la versione migliore di noi stessi, iniziando a lavorare su tutti i singoli aspetti che compongono la nostra persona.
L’obiettivo deve essere quello di risplendere, pieni di gioia e di fiducia, una volta compreso che abbiamo dentro di noi importanti margini di miglioramento.
Questo equivale all’assumere cibo nutriente che possa migliorare le nostre performance e la nostra salute.
C’è qualcuno che possa far a meno di tutto ciò? La risposta è assolutamente no!
E allora perché dobbiamo pensare che fare un percorso con un coach sia un’attività destinata solo ai grandi manager che portano avanti le loro aziende milionarie, o a chi non riesce a realizzarsi e vuole cercare un modo per affermarsi personalmente e professionalmente?
Dietro la scelta di iniziare un percorso di coaching non ci deve essere un interesse materiale né tantomeno l’idea che per farlo ci debba essere un problema da risolvere.
La spinta deve nascere da una consapevolezza: quello che siamo oggi è il frutto di tutte le esperienze passate e di tutte le conoscenze pregresse.
Ma siamo esseri umani in continua evoluzione, e se vogliamo migliorarci e svilupparci, dobbiamo avere ben chiaro che non possiamo fare tutto da noi.
D’altronde è un po’ quello che facciamo con i nostri figli, ai quali non mettiamo in mano una penna e un foglio, aspettando che acquisiscano da soli determinate competenze che possano aprirgli le porte della vita.
Se per loro ricerchiamo i migliori insegnanti, perché per noi non dovremmo fare lo stesso ricercando i migliori coach?
Perché spesso siamo arrivati ad un punto della nostra esistenza nel quale abbiamo smesso di volerci bene, nel quale i nostri sogni sono diventati solo dei pacchetti impolverati scivolati in fondo ai cassetti più remoti del nostro cuore: questo fa sì che non vediamo più le nostre capacità e non ricerchiamo più un percorso di miglioramento che possa condurci a ciò che desideriamo.
E questo non deve essere necessariamente solo ambire ad un determinato posto di lavoro o a ricoprire un ruolo all’interno della società: quello che dobbiamo desiderare con tutto noi stessi è semplicemente stare bene, esplorare tutte le dimensioni presenti dentro di noi, per arrivare a vivere quella che ci possa rendere maggiormente appagati e felici.
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