La grandezza di una leadership si fonda su qualcosa di molto primitivo: la capacità di far leva sulle emozioni.
A pronunciare questa frase non è stato uno scienziato qualsiasi, ma Daniel Goleman, uno degli psicologi moderni che hanno maggiormente segnato un nuovo modo di osservare e raccontare la personalità umana, nonché uno degli studiosi che personalmente stimo di più.
Negli ultimi anni il tema della leadership è tornato di grande attualità, perché si tratta di un aspetto fondamentale nello sviluppo di un percorso di crescita, volto alla ricerca della propria realizzazione e della felicità.
Una persona di successo è soprattutto un grande leader.
Per successo non dobbiamo però intendere l’accezione più modaiola del termine, ma quella visione di pieno compimento che ogni individuo dovrebbe perseguire nella propria esistenza.
Ci sono vari segreti che aiutano a vivere con successo, ma il principale è senza dubbio quello di spronare sé stessi e chi c’è attorno a raggiungere i propri obiettivi.
In ogni giorno della nostra vita dobbiamo sempre avere ben chiara la direzione e la meta che stiamo cercando di raggiungere, per non rischiare che le nostre energie e il nostro tempo vadano persi percorrendo strade che non conducono alla nostra felicità.
Qualche settimana fa, proprio quando parlammo della gestione del tempo, (gestione del tempo) proposi un esercizio che ritengo sia di fondamentale importanza anche in questo caso.
Prendete un foglio, dividetelo in tre parti uguali, e inserite in ciascuna gli obiettivi che volete raggiungere, suddividendoli in tre categorie ben specifiche: nella prima gli obiettivi a breve termine, quelli che vorreste raggiungere entro i sei mesi; nella seconda gli obiettivi a medio termine, per i quali vorreste impiegare fino ad un anno e mezzo; nell’ultima gli obiettivi a lungo termine, quelli che avrebbero richiesto fino a cinque anni di tempo.
Avere ben chiari i nostri obiettivi ci aiuta a non perdere la bussola, a rimanere centrati su noi stessi, e ad essere di aiuto nel nostro percorso di crescita personale, così come di coloro che ci sono attorno.
Il leader, infatti, è per definizione un punto di riferimento, che ha la capacità di attrarre e di comunicare in modo estremamente efficace.
Ma per capire a fondo chi è l’uomo leader, bisogna innanzitutto tracciare il suo identikit, individuare quali sono le caratteristiche che lo contraddistinguono e quale sorta di ispirazione lo fa emergere dal contesto sociale in cui si trova per diventare un punto di riferimento costante per chi gli sta attorno.
La prima caratteristica è senza dubbio quella di esprimere e suscitare entusiasmo per un ideale comune o per una missione condivisa.
L’entusiasmo è la benzina che ci porta avanti nelle nostre sfide quotidiane, ed è un elemento che entra in gioco quando le forze e le energie vengono meno.
Saper catalizzare il nostro entusiasmo e quello di chi ci vive attorno, significa riuscire a gestire quel carburante perché non se ne rimanga mai senza, ma soprattutto per averlo a disposizione quando affrontiamo i tornanti più duri della nostra esistenza.
Un leader è anche una persona in grado di assumere la guida di un gruppo indipendentemente dalla posizione che in esso ricopre: spesso lo fa quando il suo team si trova ad affrontare momenti complicati, e gli altri componenti iniziano a trovarsi in una posizione di spaesamento.
Il leader prende in mano la situazione, facendosi carico di responsabilità che a volte non lo riguarderebbero, perché delegate a chi lo precede nella scala sociale, e con il suo carisma si fa da faro per condurre l’equipaggio della propria nave fuori dalla tempesta.
Ma un leader è soprattutto un esempio, ed è chiamato ad essere un riferimento con le sue azioni prima ancora che con le sue parole.
Ogni gesto, ogni comportamento, saranno d’ispirazione e di indirizzo per coloro che gli sono accanto, che vedranno nel suo operato un orientamento da seguire.
Come abbiamo visto, la figura del leader, a differenza di quanto si possa pensare, è estremamente dinamica: è il primo che scende in campo e l’ultimo che vi esce solo quando la partita è conclusa.
La leadership, nel significato più profondo, non è posizione: è azione.
In questo contesto il leader può essere visto come un vero e proprio artista, colui che ha a cuore le emozioni e i sentimenti di chi gli è accanto.
È ritenuto un artista perché trasmette sentimenti forti attraverso il suo esempio e le sue parole, ed è in grado di percepire le emozioni del suo gruppo: spesso, infatti, nel team possono sorgere dubbi, perplessità, che a volte rimangono inespressi nei cuori e negli animi dei componenti, ma il leader ha la capacità saperli leggere e di tradurli in conferme stabilizzanti attraverso il suo esempio, che sa essere manifesto della sua coerenza.
Il leader è, dunque, una fonte di energia per tutti coloro che gli sono attorno: il suo carisma e la sua carica emotiva sono la chiave di volta dell’intero meccanismo che sta alla base del successo del gruppo.
La sua personalità è il primo indicatore del livello emotivo della squadra.
Le emozioni, infatti, sono il primo tassello sul quale bisogna lavorare, per andare a trasformare i pensieri radicati e abitudinari che sono dentro di noi: una volta rotte queste catene, il leader saprà indicare la direzione giusta facendo appello alle emozioni che si accendono, a più livelli, dentro di noi.
Alla base di questo c’è la profonda conoscenza, da parte del leader, degli effetti che le emozioni possono avere sul gruppo: lui sa che anche una variazione nel tono di voce o nella propria espressione facciale possono influire in maniera condizionante sullo stato emotivo del gruppo.
Questo perché i suoi interlocutori lo osservano e lo scrutano costantemente, per ricercarne continui segnali e mutazioni, che possano cambiare il fluire delle emozioni e dei sentimenti di tutto il team.
La forza emotiva di un leader si può apprezzare dagli effetti che questa provoca sul gruppo stesso: più il leader è forte, più il gruppo sarà sano e coeso.
Ponendo l’attenzione sulla squadra si potrà apprezzare come il fallimento di un gruppo è spesso la conseguenza fisiologica del fallimento del leader, perché la sua forza emotiva e il suo atteggiamento interiore sono alla base della riuscita, o della mancata realizzazione, del team stesso.
È necessario, però, ricordare un aspetto fondamentale: un essere umano da solo può dare una spinta propulsiva importante, ma non può fare molto, perché la vera forza sta nel gruppo.
Un elemento determinante è la capacità del leader di saper trasmettere emozioni convincenti, perché questo creerà attorno a lui un seguito di persone che credono nella sua capacità di bene comune.
Per farlo dovrà parlare con il cuore ed essere sincero, perché solo parlando con il cuore si arriva al cuore.
Un leader non può basare le sue azioni e le sue parole sul desiderio egoistico, ricercando il suo tornaconto personale, perché un simile atteggiamento comporterà la perdita di stima e di rispetto da parte di chi lo circonda.
Se il carisma del leader non nasce da una manipolazione interessata, il messaggio motivante che trasmetterà sarà esaltante e tutti riconosceranno in lui la capacità di indicare la migliore via per il successo.
Ma l’emotività e la sincerità non bastano, serve anche una mentalità determinata e determinante, perché solo convinzioni radicate, accompagnate da competenze strutturate, saranno in grado di far fare il salto di qualità.
Questa sarà la differenza tra essere dei leader molto bravi ed essere dei leader determinanti per il proprio gruppo e per la propria sfera d’azione.
Non c’è un grande leader che abbia fondato il suo successo sull’emotività, la sincerità, la mentalità e le competenze. Sono i quattro pilastri su cui si poggia la sua affermazione personale.
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