Quando parliamo di crescita e miglioramento personale, finalizzato alla ricerca del benessere e della felicità, dobbiamo sempre conoscere, e riconoscere, i concetti di riferimento entrati ormai a far parte del dibattito culturale universale: spesso, infatti, questi rischiano di non essere presi adeguatamente in considerazione, ancor peggio, si corre il pericolo di non conoscerne il vero e reale significato.
Uno di questi è senza alcun dubbio l’empatia.
Si tratta di un termine che negli ultimi anni ha visto un incremento esponenziale del suo utilizzo, a partire dai mass media, fino ai dibattiti personali più ristretti.
È diventato di moda, in alcuni contesti, tirare in ballo l’empatia per andare a sottolineare una qualità rara, nonché difficile da possedere e coltivare.
Ma cosa vuol dire davvero sviluppare l’empatia?
Tecnicamente si tratta della capacità di comprendere e di considerare le emozioni, i pensieri e i punti di vista degli altri, riuscendo ad immedesimarsi e ad interagire con loro in modo collaborativo.
In altre parole è la capacità di mettersi nei panni di qualcun altro e di partecipare interiormente alle sue esperienze di vita, positive o negative che siano, e provare a percepire le sue stesse emozioni.
È chiaro che l’empatia rappresenti una caratteristica molto importante per vivere relazioni sane e positive e per aiutare a creare connessioni maggiormente profonde e significative con gli altri.
Essere empatici, infatti, ci allontana dalla superficialità e dall’approssimazione, che sono elementi dannosi in ogni tipo di rapporto, arricchendo il nostro io di un bagaglio emotivo ed esperienziale che non potremmo riuscire a formare se vivessimo un’esistenza incentrata solo su noi stessi.
L’empatia, dunque, ci conduce lontano dall’egoismo e dall’egocentrismo, e cura la miopia caratteriale che tende a far volgere il nostro sguardo solo su noi stessi: a volte, purtroppo, si crede che le proprie emozioni e le proprie esperienze racchiudano una dimensione unica e inarrivabile, che non ci permette di porre gli altri sul nostro stesso piano personale. Siamo portati a pensare, ad esempio, che il nostro dolore sia più profondo e amaro di quello che provano gli altri in relazione alle problematiche con le quali si trovano a doversi confrontare. Niente di più falso e sbagliato.
Ciascuno a modo suo vive gioie e dolori, vittorie e sconfitte, con sfaccettature che rendono ogni singola emozione unica nel suo genere, e la capacità di accogliere e far proprie le suggestioni e i turbamenti altrui ci può aiutare ad osservare diversamente ciò che alberga dentro noi stessi.
C’è anche un altro errore nel quale spesso si cade quando ci si trova a confrontarsi con l’empatia: molti, infatti, la definiscono come una qualità innata. E anche in questo caso non è affatto così.
Al contrario di quanto si possa davvero pensare, l’empatia può essere sviluppata e implementata seguendo alcuni accorgimenti. Ovviamente, di base, per ricercarla dentro di noi, e per iniziare un percorso di lavoro positivo, è necessario ritenerla in modo chiaro e nitido come una componente fondamentale della nostra vita sociale, che, nonostante si attivi nell’interazione con gli altri, ha la capacità di portare benessere e benefici direttamente a noi stessi, nel raggiungimento dei nostri obiettivi personali.
È bene sapere che, in letteratura, vengono definite due diverse tipologie di empatia: quella emotiva, che si riferisce alla capacità si percepire le emozioni degli altri, e quella cognitiva, che si riferisce alla capacità di comprendere i pensieri che non appartengono direttamente a noi.
In entrambe le tipologie, essere empatici non significa però acconsentire sempre a chi ci troviamo di fronte: che si tratti di emozioni o di pensieri, comprendere ciò che vivono gli altri non vuol dire necessariamente essere accondiscendenti o assecondanti.
Perché il rapporto possa essere sano e positivo, infatti, è necessario porsi in modo critico nei confronti dei nostri interlocutori, seppur mantenendoci sempre su un piano costruttivo. Essere empatici, infatti, è una forma di comprensione e non di giudizio.
Discorso analogo può esser fatto per la falsa relazione tra empatia e compassione: si tratta di due concetti spesso confusi, che vengono sovrapposti, ma che non possono essere affatto accumunati.
La compassione implica una sentita partecipazione alle sofferenze degli altri, un po’ come se dentro di noi riuscissimo a sentire, anche solo in parte, il dolore che sta provando chi abbiamo di fronte. L’empatia, invece, è una competenza molto più tecnica e specifica, perché implica la capacità di comprendere le emozioni e i pensieri altrui.
Questo distinguo è necessario per evitare non solo che il concetto di empatia venga travisato, come spesso purtroppo accade, ma soprattutto per restare ben centrati sulla base di questa capacità: a volte, infatti, l’empatia può sopraffare le persone, soprattutto quando ci si trova a provarla in forme estremamente importanti. Troppa empatia può essere distruttiva, ed è quindi importante imparare a gestire le proprie emozioni e a trovare il giusto equilibrio tra l’empatia e il proprio benessere.
Ma, allora, come si può realmente sviluppare ed utilizzare l’empatia?
Ci sono molte strategie che possono essere adoperate per questa finalità, e ciascuna incarna aspetti unici nel suo genere.
La prima è senza dubbio quella di praticare l’ascolto attivo: per farlo è necessario imparare ad ascoltare veramente gli altri, senza interrompere o giudicare. Anche in questo caso, come già affermato, spostare l’attenzione dalla nostra sfera personale a quella di chi ci è di fronte, ci aiuterà a comprendere meglio i punti di vista e le emozioni altrui. È bene specificare che l’ascolto attivo si nutre di domande, non solo per mostrare all’interlocutore il nostro interesse nei suoi confronti, ma per ottenere la conferma rispetto alla piena e universale comprensione di quanto riferitoci durante i suoi racconti.
Un altro aspetto molto importante è quello di essere noi stessi i primi ad avere consapevolezza delle nostre emozioni: imparare a riconoscere e comprendere quello che ci tocca direttamente ci aiuterà a gestire in maniera diversa anche l’avvicinamento e la cognizione delle emozioni degli altri.
Una buona palestra per imparare ad entrare nei panni degli altri, e quindi a riuscire ad immaginare come ci si sentirebbe se si fosse in una situazione che non ci tocca direttamente, è quella di sviluppare l’empatia attraverso la creatività: quante volte ci siamo emozionati, fino a commuoverci davanti alla scena di un film o alla pagina di un libro che ha saputo toccare le nostre corde interiori? È proprio attraverso la lettura e la visione che si può acquisire la capacità di immedesimarsi, in modo indiretto, nelle vite e nelle emozioni degli altri.
Personalmente trovo il cinema e la letteratura due strumenti potentissimi, che ci aiutano a progredire e a migliorarci: le mie scelte ricadono spesso su narrazioni che raccontano storie realmente accadute, perché credo fortemente che vedere e leggere le esperienze vissute da altri possa essere un esercizio di grande ispirazione e di insegnamento.
Ma non bisogna cadere nella tentazione di pensare che sviluppare l’empatia possa essere un percorso semplice e privo di difficoltà: per farlo occorre dedicare molto tempo a questa attività, praticandola con costanza e consapevolezza. Se lo si fa in maniera costruttiva, però, questo ci porterà a metterci in gioco, aiutandoci a muovere ulteriori passi verso quel miglioramento personale tanto desiderato.
In questa strada lastricata di difficoltà mi sento di consigliarti due strumenti che possano supportarti nella ricerca dello sviluppo dell’empatia: trattandosi di una tematica a me molto cara, ne ho trattato in maniera approfondita nel mio ultimo libro, “Come migliorarsi per essere più felici“, edito da Lab DFG, che potrai affrontare come lettura propedeutica alla partecipazione dell’Academy “Comunicazione Vincente“, l’innovativo percorso di formazione che ho studiato per aiutate tutti coloro che vogliono acquisire nuove competenze utili al miglioramento della loro vita.
Si tratta di due soluzioni che possono aiutarti fortemente a dare un seguito alle emozioni che hai provato leggendo queste righe nelle quali ho tentato di condensare anni di lavoro e di esperienze professionali.
L’Academy avrà un programma di dieci appuntamenti, a cadenza mensile, che si svolgeranno a Latina a partire da lunedì 26 febbraio: saranno dieci incontri nei quali si andranno ad approfondire tematiche e aspetti che ci insegnino ad acquisire la consapevolezza e le capacità che servono per guardare gli ostacoli con occhi diversi, lavorando per reinventare e riscrivere il nostro futuro.
Il primo appuntamento sarà lunedì 26 febbraio [email protected] per maggiori informazioni, prenotazioni.