Molto spesso, specie tra i bartender, ci si chiede quale sia il miglior amaro per dar vita a cocktail che possano sorprendere e stupire una clientela che, ormai, ha affinato sempre più i suoi gusti e quindi si emoziona meno facilmente. Tutto sta nel trovare un liquore che abbia carattere, sia fermo e deciso, ma abbia allo stesso tempo la capacità di amalgamarsi ad aromi e sapori sempre nuovi da cui trarre e ai quali a sua volta trasmettere parte di sé per giungere ad un’unione che si possa ricordare.
Amari con queste caratteristiche sono pochi: quanti distillati possono essere bevuti lisci e risultare allo stesso tempo l’ingrediente fondamentale per arricchire cocktail e long drink?
Una risposta c’è: Fernet-Branca.
178 anni di storia non sono semplici da sintetizzare o ripercorrere eppure nella filosofia Branca “Novare Serbando” si racchiude esattamente l’essenza di una visione, quella iniziata dal suo fondatore Bernardino Branca e mantenuta fedelmente da tutti i suoi successori. Ed è così che l’amaro nato, e noto originariamente, per finalità mediche e digestive ha saputo negli anni evolvere e arrivare ad essere il liquore alle erbe più famoso al mondo e oggi consumato nei più disparati modi.
Trasportato durante gli anni del proibizionismo in Sudamerica in piccole boccette ad uso medico, grazie al suo sapore intenso e alla predilezione dei gusti amari proprio degli argentini, il Fernet-Branca è passato da distillato per uso personale a prodotto d’importazione vera e propria.
Dal felice incontro con la Cola, tanto apprezzato in Argentina da diventare una bevanda tra le più richieste, a quello con whisky canadese e angostura per realizzare il Toronto Cocktail, l’amaro di Milano riesce a risvegliare la fantasia dei mixologist e addetti al settore in ogni parte del mondo, consentendo loro di sfruttare il suo carattere forte nei modi più disparati.
Che si decida di berlo puro come digestivo dopo cena oppure in uno dei tanti fantasiosi cocktail e long drink cui dà vita, del Fernet-Branca bisogna conoscere la storia, quella che fa di chiunque ci lavori uno di famiglia, e l’alone di mistero che si cela attorno alla sua ricetta rigorosamente segreta e tramandata di anno in anno solo tra i vertici a capo dell’azienda.
Delle 27 erbe che lo compongono se ne conoscono una decina e sappiamo che arrivano da quattro continenti, ma nulla è dato sapere sul dosaggio di esse. Una volta giunte in fabbrica ad attenderle c’è un lungo e articolato processo di lavorazione che prevede una suddivisione in base al tipo di lavorazione: le erbe che hanno alcune caratteristiche che lo consentono, come ad esempio camomilla e mirra, subiscono una lavorazione a caldo e vengono quindi fatte bollire e lasciate sedimentare per un mese. Altri ingredienti, invece, adatti alla lavorazione a freddo, vengono immersi in alcol o in soluzione idroalcolica e centrifugati. Le due tipologie di infusioni vengono poi mescolate tra loro e lasciate riposare per altri 20 giorni. Il prodotto semilavorato viene infine posto a maturare in botti di rovere poste al buio e nel più profondo silenzio fino a quando tutti gli ingredienti non si saranno amalgamati e la miscela non sia finalmente invecchiata.
Una volta entrati nel mondo Fernet-Branca e apprese alcune preliminari informazioni il desiderio sarà di conoscere ogni piccola curiosità: e questo perché, a partire dal suo iconico logo, ogni passo dei quasi 180 anni di Fernet-Branca ha dietro un mondo che vale la pena scoprire.