In Europa e in Italia si sta sviluppando un preoccupante fenomeno, chiamato NEET, l’acronimo di Not in Employment, Education or Training, vale a dire giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano.
Nel nostro paese si contano circa 3 milioni di NEET, di cui un milione di disoccupati che non hanno un lavoro ma lo stanno cercando, e ben due milioni di giovani inattivi che non solo non hanno un’occupazione, ma neanche la stanno cercando.
Un potenziale enorme che rischia di rimanere inespresso e la situazione preoccupa particolarmente in Italia, dove si registra una delle percentuali di NEET più alte in tutta Europa.
Si stima che nello Stivale un giovane su 4 rientri nella categoria dei NEET, una situazione che è ulteriormente peggiorata con l’avvento del Covid che ha drasticamente ridotto il tasso occupazionale.
Peggio dell’Italia, dove la percentuale di NEET si assesta sul 25,1%, ci sono solo tre paesi nel Vecchio Continente: la Turchia con il 33,6%, il Montenegro con il 28,6% e la Macedonia con il 27,6%.
A ridosso dell’Italia c’è la Grecia con il 21%, la Serbia con il 20,6%, la Bulgaria con il 19%, la Spagna con il 18,6% e la Romania con il 17%.
Sono decisamente migliori i numeri in Svizzera (7%), Norvegia (9%) e Islanda (9,2%).
Ritornando in Italia c’è un altro aspetto preoccupante da sottolineare: circa 1,7 milioni di NEET sono donne. Nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni la percentuale tocca punte del 45%, per poi salire ulteriormente nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni fino al 66%.
Da notare un’altra significativa discrepanza in Italia: il 29% dei NEET si trova nella zona meridionale e solo il 15% nell’area centro-settentrionale.
Questo significa che al Sud Italia c’è un maggior livello di disoccupazione, inoccupazione e abbandono scolastico. La situazione è allarmante soprattutto in Sicilia, dove i NEET tra i 15 e i 24 anni toccano percentuali del 30,3%. Desta preoccupazione la situazione anche in Calabria e in Campania, dove si registra una percentuale di NEET rispettivamente del 28,4% e del 27,3%.
Un dato che deve far riflettere è l’abbandono scolastico tra i 15 e i 19 anni. Non conseguendo neanche un diploma i giovani non possono iscriversi all’università, che consentirebbe invece di apprendere le nozioni e le competenze necessarie per trovare un’occupazione, ma fanno anche molta più fatica ad accedere al mondo del lavoro.
Come arginare la situazione? Una soluzione c’è e si chiama Nuovo Selfiemployement, una misura destinata a favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità e pensata proprio per i NEET, donne e disoccupati.
Alla luce delle difficoltà dei giovani di accedere al mondo del lavoro, la misura prevede un finanziamento al 100% dei progetti di investimento e non richiede particolari garanzie. Inoltre è possibile rimborsare il prestito in 7 anni in comode rate mensili.
L’argomento merita sicuramente un approfondimento e per chi vuole saperne di più è consigliabile leggere l’articolo di contributipmi.it che spiega tutto sul Nuovo Selfiemployement: a chi è rivolto, le forme societarie e associative ammesse, i criteri di valutazione e le modalità di presentazione della domanda.