Il nuovo Papa sara’ eletto gia’ entro domenica 10 marzo. La speranza dei fedeli e’ tecnicamente possibile: se i cardinali non residenti a Roma arrivano tutti entro mercoledi’ 6 , come hanno detto, potrebbero votare l’inizio del Conclave gia’ per il giorno dopo, il 7 marzo o, se ritengono necessario ascoltare il consiglio dei piu’ anziani nelle Congregazioni Generali, per venerdi’ 8. In questo caso, se lo schema sara’ lo stesso del 2005 (cioe’ l’elezione alla quarta votazione) sabato 9 avremmo il successore di Benedetto XVI e domenica 10 la preghiera nelle messe e l’Angelus a piazza San Pietro. Dietro tutti questi “se” si gioca in realta’ una “partita” apparentemente decisiva, la cui vittoria pero’ potrebbe essere un po’ come quella di Pirro. In sostanza, diversi porporati – non solo italiani – della vecchia guardia, quella che prima ha ostacolato il cardinale Joseph Ratzinger e la sua azione contro gli abusi, l’affarismo e il carrierismo ecclesiastico, e poi osteggiato in vario modo i tentativi (non troppo decisi) di una governance ispirata al criterio della trasparenza, si sentono investiti ora della responsabilita’ di gestire ora una sorta di auto-riforma della Curi.
ELEZIONE DEL NUOVO PONTEFICE: CHI SONO I ‘PAPABILI’
Per far questo si possono affidare o ad un porporato anziano (si parla del 75enne Francesco Coccopalmerio, attuale presidente del dicastero per i Testi Legislativi e in passato ausiliare di Martini a Milano, ma anche di ultraottantenni come il suo predecessore spagnolo Julian Herranz, a capo della Commissione che ha indagato su Vatileaks, o il portoghese Jose’ Saraiva Martins, prefetto emerito delle Cause di Santi, che raccogliendo voti spianerebbero pero’ la strada a una candidatura dell’85enne ma ancora assai vigoroso e battagliero decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano) ovvero a un ticket tra un Papa pastore (il 71enne Angelo Scola, arcivescovo di Milano, figura di grandissimo rilievo ecclesiale, considerato forse l’erede naturale di Joseph Ratzinger, oppure il 63enne Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile ma ben conosciuto in Curia, dove ha prestato un lungo servizio ed e’ stimato da Sodano, Re e Bertone) con un segretario di Stato dalla grande esperienza curiale (e qui i nomi sono quelli del prefetto delle Chiese Orientali, l’italo-argentino Leonardo Sandri, sodaniano, e di quello del clero, Mauro Piacenza, genovese, amico di Bertone e di Bagnasco). Entrambe queste formule, risulterebbero piuttosto indolori per la Curia che si troverebbe i dicasteri messi un po’ a dieta ma non proprio decapitati. Tuttavia, avrebbero forse funzionato meglio se il Conclave fosse stato determinato in modo fisiologico, cioe’ dalla morte del Papa. E la decisione della rinuncia al Pontificato, tutto sommato inattesa nonostante qualche segnale, potrebbe averla resa impraticabile. Benedetto XVI, infatti ha sparigliato le carte e chi studiava da Papa o da segretario di Stato potrebbe trovarsi ora svantaggiato.
ELEZIONE DEL NUOVO PONTEFICE: I DUE ‘BLOCCHI’ DEGLI ITALIANI
L’ipotesi di un “Pontificato di transizione”, ad esempio, suscita immediata irritazione in alcuni cardinali strappati ai loro gravosi impegni pastorali da quello che – a torto o a ragione – ritengono l’epilogo di un’azione di logoramento tutta curiale, legata cioe’ a logiche romane. In questo senso anticipare i tempi del Conclave, per l’impressione che produce di voler “troncare e sopire” il dibattito su Vatileaks pubblicamente invocato da diversi cardinali molto autorevoli, come Francis Georg di Chicago e l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio perche’ alcuni cardinali sarebbero poi portati a posizioni tipo: va bene votiamo subito e vi facciamo vedere chi conta di piu’, tanto il Rapporto-dossier dei 3 cardinali il nuovo Papa se lo trovera’ comunque sul tavolo, si tratta solo di eleggere qualcuno che con quegli intrighi non ha avuto nulla a che fare.
In realta’ i numeri parlano chiaro: curiali e italiani da soli non raggiungono i due terzi necessari all’elezione (78 voti), anche se forse sommandosi con i porporati di origine polacca o comunque slava – oggi in ripiegamento, come lo storico segretario di Wojtyla, Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, o il suo ministro degli esteri Audry Backis, arcivescovo di Vilnius – sarebbero in grado di bloccare tutte le candidature non gradite. La possibilita’ di vedere eletto un Papa fuori dai giochi della Curia si gioca allora proprio su quei voti che potrebbero staccarsi dal “blocco” della vecchia guardia di Sodano e dalla “pattuglia” Bertoniana.
ELEZIONE DEL NUOVO PONTEFICE: GLI ‘OUTSIDER’ E IL FAVORITO
In questa direzione e’ importante l’azione che possono svolgere anziani cardinali molto autorevoli, come l’italiano Camillo Ruini, che hanno forte ascendente su diversi porporati che andranno in Conclave. Lo stesso cardinale Bertone, che in questo momento ha in mano lo scettro della Chiesa (la “ferula”) ma la cui caduta tanti porporati auspicavano e chiedevano (irritando non poco Benedetto XVI, come ha rivelato in un ‘intervista il cardinale di Colonia Joaquin Meisner) potrebbe forse dissociarsi alla fine con i suoi dall’idea di una soluzione “gattopardesca” che cambi tutto per non cambiare nulla. Il desiderio grande – avvertito con forza dall’opinione pubblica ecclesiale – che l’opera di pulizia iniziata sia portata avanti dal successore di Benedetto XVI rafforza gli outsider Sean O’Malley di Boston, Christopher Schoenborn di Vienna, e Luis Antonio Tagle di Manila, che sarebbero certo eletti se votassero i fedeli (“vox populi vox Dei”) ed anche i due curiali piu’ lontani dai giochi Gianfranco Ravasi, capo del dicastero della Cultura, che ha universalizzato la cattedra martiniana dei non credenti dando vita su richiesta di Ratzinger al “Cortile dei Gentili”, e quello che per molti e’ il vero grande favorito del Conclave 2013: il cardinale canadese Marc Ouellet, chiamato da Ratzinger a Roma per fare chiarezza nelle procedure delle nomine dei vescovi. (AGI)