La sbornia della campagna elettorale, il campionato di calcio che riabbraccia Mario Balotelli e la riapertura dei processi contro Silvio Berlusconi hanno nelle ultime settimane offuscato l’evento storico che caratterizzerà negli annali il 2013, l’abbandono del trono pontificio da parte di Benedetto XVI e il conclave che si aprirà a nei prossimi giorni.
Centoquindici cardinali si riuniranno nella cappella Sistina ed inizieranno le consultazioni e le votazioni per eleggere uno degli uomini più potenti del mondo, o almeno dei più influenti. Aldilà del credo religioso, chi scrive non è cattolico ad esempio, l’elezione papale è un evento politico interessantissimo i cui esiti influenzeranno in un modo o nell’altro gli equilibri internazionali e ovviamente quelli italiani.
Tra i porporati eleggibili spiccano per numero gli italiani ben ventotto, i favoriti sono l’arcivescovo di Milano Angelo Scola vicino a Comunione e Liberazione e il cardinale Gianfranco Ravasi ministro della cultura vaticana, su Scola circolerebbe addirittura un documento segreto a firma di Papa Ratzinger dove verrebbe indicato come successore.
Interessanti profili vengono anche dal mondo, il frate cappuccino Sean O’Malley arcivescovo di Boston ad esempio viene dalla lotta intestina contro la pedofilia e dalla vendita di diversi beni della Chiesa per risarcire le vittime e gode di notevoli simpatie tra i fedeli; sempre dal nordamerica il canadese Marc Oullet che Ratzinger aveva chiamato a guidare la Congregazione dei vescovi, gioca tuttavia a suo sfavore il coinvolgimento del fratello in un inchiesta su molestie a due ragazze minorenni. Dal Brasile vengono invece le candidature dei cardinali Joao Braz de Aviz e Odilo Pedro Scherer, il primo in dialogo con la Teologia della liberazione, molto ben vista dalla sinistra sudamericana, e il secondo più competente in ambito finanziario tanto da essere uno dei cinque cardinali che controllano l’attività dello Ior. Per gli amanti del “papa nero”, eterno leitmotiv della canzonetta e del salottino televisivo c’è invece il ghanese Peter Turkson, sostenitore dell’ecumenismo e ferocemente omofobo, dalla terra dei canguri invece un solo candidato, il tradizionalista George Pell, uno dei pochi porporati a celebrare ancora la messa in latino; non va sottovalutato nemmeno l’eventuale elezione di un cardinale asiatico, il cardinale Luis Antonio Tagle per metà filippino e per metà cinese potrebbe rappresentare il “Woytila” a Pechino, la sua nomina cardinalizia è oltretutto recentissima (2012) e potrebbe essere una sorpresa per i fedeli. In Europa ci sono invece le forti figure del domenicano Cristoph Schoenborn, allievo del Papa dimissionario, e il francese Jean Louis Tauran, diplomatico storico della Chiesa Cattolica e addetto, salvo elezione, a pronunciare la famosissima formula dell’Habemus Papam.
Comunque vada sappiamo che almeno in Vaticano non effettuano sondaggi e non proiettano exit-poll, Dio, è il caso di dirlo, ci salvi dalla democrazia mediatica.
Alessandro Catalano