Da uno a quattro strati, una mascherina facciale può essere un supporto di protezione individuale ma anche medico e consente di sopperire a svariate esigenze, anche molto diverse tra loro: dalla necessità di proteggersi da polveri sottili durante un lavoro a quella di evitare la diffusione di un virus. Ogni dispositivo ha quindi una funzione diversa e una potenza di filtraggio che varia sia dall’interno verso l’esterno che viceversa, senza contare che possono esservi quelli riutilizzabili dopo un lavaggio oppure monouso.
Gli strati e l’utilizzo
Le mascherine posso avere uno o più strati a seconda del livello di protezione necessario. Quella più semplice con un solo strato va benissimo per un uso domestico, soprattutto qualora si debba spolverare. Il materiale più impiegato è la semplice carta, che fa di questo dispositivo il meno protettivo e il più leggero in assoluto.
Tessuti naturali o sintetici (come il polipropilene) sono invece quelli impiegati nelle mascherine con due strati che idealmente si utilizzano anche per rendere più igienico un ambiente ove siano presenti più persone, come un’area comune o una spa. Usate spesso anche in cucina, non bloccano però la diffusione di un virus, se presente.
Bastano invece 3 strati per proteggersi maggiormente da virus e batteri presenti nell’aria, soprattutto se ci si trova a stretto contatto con altre persone. Lo strato intermedio rappresenta il filtro vero e proprio, quello più interno assorbe umidità e saliva, mentre quello più esterno protegge dai fluidi corporei: molti medici utilizzano questa tipologia di mascherina, in special modo gli odontoiatri.
Infine, una mascherina a 4 veli si caratterizza per un ulteriore filtro ai carboni attivi che blocca in maniera molto più efficiente virus e batteri. Il materiale da prediligere, in tal senso, è i TNT che risulta protettivo e confortevole al contempo.
Dalle chirurgiche alle FFP3
Le mascherine riutilizzabili sono generalmente in tessuto lavabile, sia a mano che in lavatrice, e constano di almeno 2 veli. Pur non essendo idonee all’uso medico, proteggono sufficientemente da taluni agenti patogeni, magari durante un viaggio e su un mezzo pubblico. Si tratta di una tipologia estremamente morbida e confortevole, con elastici spesso rivestiti nel medesimo tessuto.
Tra le mascherine monouso vanno citate in primis quelle chirurgiche, che hanno tre strati e possono anche proteggere le persone da virus e batteri: la potenza di filtraggio, però, è limitata a chi stia intorno al soggetto che la indossa, che a sua volta non sarà altrettanto protetto dagli altri.
Le mascherine monouso di tipo FFP, ovvero filtering facepiece particles, sono quelle impiegate invece in maniera più diffusa in ambito medico e le si è ritrovate spesso durante il recente periodo di pandemia: Le FFP1 filtrano circa l’80% delle medie o grandi particelle, quindi non sono particolarmente adatte a contrastare la diffusione di un virus.
Diverso è il discorso per una FFP2 che, sia in entrata che in uscita, protegge tutti i soggetti in un’area ristretta da virus e batteri, nonché da molteplici agenti patogeni più piccoli o contenuti nel droplet (le goccioline di saliva che si creano quando si tossisce, si starnutisce o si parla semplicemente). Se per una FFP2 la potenza di filtraggio si assesta poco al di sotto del 95%, con una FFP3 si arriva persino al 99%.
Occorre però ricordare che, nonostante i tessuti siano pensati per lasciare comunque una respirazione agevole, esistono versioni di FFP con valvola che consentono al soggetto che le indossa di respirare meglio: in tal caso, la protezione individuale sarà sempre garantita, ma diminuirà drasticamente quella delle persone che sono intorno.
Infine, per chi lavora a stretto contatto con sostanze irritanti o persino in ambienti freddi come le celle frigorifere, una maschera facciale che copra anche parte del collo, oltre a naso e bocca, si rivela indispensabile e di solito viene impiegato un tessuto elastico come lo spandex.