Si va verso la proroga dello stato d’emergenza al 31 dicembre. E di conseguenza dello smart working, per dipendenti pubblici e privati ancora chiusi a casa. L’ombra del Covid si allunga anche sulla seconda metà del 2020. La decisione ufficiale non è stata ancora adottata ma è lo stesso premier Conte a confermare la notizia già circolata: “Ragionevolmente, ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio. Lo stato di emergenza serve per tenere sotto controllo il virus. Non è stato ancora deciso tutto, ma ragionevolmente si andrà in questa direzione”, ha precisato.
La proroga farà sì che Palazzo Chigi potrà far ricorso a nuovi Dpcm (strumenti legislativi che non hanno bisogno di passare dal varo delle Camere, al contrario dei decreti) e quindi limitare e sospendere (sine die) l’esercizio di diritti e libertà fondamentali, quali, ad esempio: la libertà personale (Art. 13 Cost.), la libertà di circolazione (art 16 Cost.), la libertà di riunione (Art. 17 Cost.), la libertà di iniziativa economica (Art. 41 primo Comma Cost), nonché i diritti derivanti dalla garanzia e dall’obbligo di istruzione (articolo 34 Cost) come avvenuto durante il lockdown.
È evidente che la prosecuzione fino al termine dell’anno risenta delle previsioni allarmiste del Comitato tecnico scientifico su una presunta seconda ondata in autunno.