Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore:
“Mio papa’ di 83 anni è stato ricoverato ma nei reparti dell’Ospedale di Latina non ci sono posti disponibili.
Quindi la realtà è che mio padre (insieme a tantissime altre persone) si trova ricoverato su una barella in una stanza, con uomini e donne anziani in un grave stato di disagio umanitario, sanitario e sociale ormai da tre giorni.
Un elogio agli operatori (sono a mio modesto avviso da medaglia al valore civico). Lavorano in un ambiente già di per sé (un pronto soccorso) difficile. Reso ancora più difficoltoso dal continuo afflusso di pazienti, molti da ospedalizzare, ma che per la mancanza di posti letto devono restare nel pronto soccorso.
Ho passato una nottata li dentro affianco a mio padre (rigorosamente in piedi attesa la mancanza di spazio anche per sistemare una sedia). Ciò a cui ho assistito non è umano, non è rispettoso della dignità di un essere, tanto piu nel momento del massimo bisogno (stato di malattia). Non è umano trovarsi nella necessità di ammasare esseri umani con le piu disparate patologie in una stanza, in un corridoio ecc. ecc. . Tutti in attesa che si liberi la fantomatica stanza in reparto.
Pongo a tutti voi l’attenzione su un problema ormai non più rimandabile o dovuto al fato.
Chi parla di fato o di puro caso dovuto alla emergenza “febbre” è un incosciente o un bugiardo.
Se l’emergenza giunge ogni anno, non è una emergenza, ma una costante.
Se per tale costante i posti letto nei nostri ospedali non sono sufficienti vanno naturalmente aumentati.
È crudele ferire la dignità dei nostri padri, le nostre madri figli fratelli cittadini nel momento in cui hanno ancora più bisogno di sentirsi al sicuro.”