Il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato la Squadra Mobile e la Polizia Stradale di Latina, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno eseguito 22 misure cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di aver realizzato e gestito un’enorme discarica abusiva nel territorio di Aprilia, località Tufetto, zona sottoposta a vincolo idro-geologico, e di avervi sversato enormi quantitativi di rifiuti pericolosi e non pericolosi, attraverso modalità ampiamente consolidate di trasporto e interramento abusivi.
Le indagini traggono origine dall’attività svolta dalla Polizia di Stato, a partire dal mese di marzo 2016, su un anomalo e intenso traffico di veicoli pesanti che, anche in orario notturno, accedevano in via Corta di Aprilia, diretti nell’area in cui insiste una cava di pozzolana dismessa da anni. La Polizia di Stato effettuava numerosi servizi di osservazione, anche con l’utilizzo dei velivoli del Primo Reparto Volo di Roma, rilevando come all’interno della cava fossero realizzati invasi, nei quali venivano sversati rifiuti di varia natura dai quali, in molti casi, esalavano fumi inquietanti. I rilievi fotografici effettuati nel corso di un sopralluogo aereo, confrontati con le immagini satellitari risalenti nel tempo, consentivano, sin da subito, di accertare che alcune delle enormi buche fossero di recentissima realizzazione. Previa autorizzazione della D.D.A. romana, venivano quindi installate diverse telecamere, che consentivano di acquisire contezza delle attività illecite svolte all’interno del sito.
Gli arrestati escono dalla Questura di Latina (Video Lazio Tv)
In particolare, veniva rilevato che: all’interno della cava era presente un escavatore con cui venivano realizzate buche ampie e profonde nel terreno; all’interno di dette buche avvenivano sversamenti di ogni sorta di rifiuti solidi urbani, rifiuti da costruzione e demolizione nonché rifiuti pericolosi, come sembravano testimoniare le esalazioni colorate che si sprigionavano dai cumuli di materiale dopo lo scarico; subito dopo lo sversamento dei rifiuti (che in alcuni casi rimanevano per giorni sui mezzi d’opera esposti al sole), i soggetti operanti nella cava provvedevano a ricoprirli di terra, al fine di celarli rapidamente e di limitarne le esalazioni maleodoranti e inquinanti.
I servizi di osservazione, effettuati grazie al sistema di videosorveglianza,e le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno consentito di delineare, sin dalla fase iniziale delle indagini,che a gestire la discarica abusiva fosse PIATTELLA Antonino, autentico dominus dell’intera filiera illecita, nonché il figlio PIATTELLA Riccardo, gestore della cava a tutto tondo; questi, infatti, oltre a ricevere gli appuntamenti per gli sversamenti dai singoli conferitori, si occupava anche di manovrare personalmente escavatori e trattori stradali per provvedere allo scarico e all’interramento di enormi quantitativi di rifiuti. I predetti erano collaborati – e, se del caso, sostituiti – da LANARI Roberta, moglie di Antonino, che provvedeva sovente ad incassare i compensi per gli “scarichi” illeciti.
Il video della Polizia di Stato
Le intercettazioni consentivano di individuare, in rapida successione, le aziende di provenienza dei rifiuti, ubicate nelle provincie di Roma e Latina, i mezzi utilizzati nonché i soggetti che, a vario titolo,partecipavano al traffico illecito di rifiuti, ognuno con un ruolo ben determinato. E’ stato quindi possibile ricostruire la rete di imprenditori coinvolti in qualità di conferitori, molti dei quali operanti proprio nel settore del recupero e dello smaltimento di rifiuti che, in luogo di rivolgersi a canali di smaltimento ufficiali e leciti, si servivano del sito gestito dai Piattella. La descritta attività criminale ha consentito, peraltro,sia agli “smaltitori” che ai “conferitori” di ottenere elevatissimi profitti, successivamente reimpiegati nel circuito economico legale. Infatti, mentre i primi hanno interamente incamerato, sottraendole al fisco, le somme illecitamente percepite per i singoli sversamenti, i secondi, invece, hanno conseguito un considerevole risparmio di spesa, evitando i maggiori costi derivanti dall’osservanza delle procedure previste per lo smaltimento autorizzato di rifiuti. Sulla base di tali risultanze, pertanto sono state eseguite misure cautelari in carcere nei confronti di:
PIATTELLA Antonino, nato a Roma il 04.01.1964;
PIATTELLA Riccardo, nato a Velletri (RM) il 14.02.1995;
LANARI Roberta, nata ad Aprilia (LT) il 24.05.1966;
BACCI Elio detto” Mauro”, nato a Trevi nel Lazio (FR) il 16.12.1953;
CARNEVALE Donatella, nata a Velletri (RM) il 25.07.1964;
CARNEVALE Catia, nata a Velletri (RM) il 02.07.1969;
BERNACCHIA Giampiero, nato a Frascati (RM) il 27.05.1969;
SESTINI Remo, nato a Roma il 26.03.1962;
MORESCHINI Stefano, nato a Roma il 29.10.1958;
DUNAREANU Emilianlonel, nato il 26.08.1976 a Craiova (Romania);
LUCIDI Sante, nato a Valle Castellana (TE) il 28.10.1958;
LUCIDI Dario, nato ad Aprilia (LT) il 09.06.1985;
COGONI Riccardo, nato ad Aprilia (LT) il 08.08.1989;
MANZINI Alberto, nato ad Aprilia (LT) il 22.12.1958;
MARTINO Antonio, nato a Sant’Agata dè Godi (BN) il 14.09.1965;
BONCI Paolo, nato ad Albano Laziale (RM) 16.01.1970;
è stata notificata l’applicazione delle misure cautelari del divieto di dimora nel comune di Aprilia, Ardea e Velletri e dell’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G. nei confronti di:
SANTIONI Carlo. nato a Gualdo Tadino (PG) il 16.02.1944;
ESANU Cristineì detto Cristian” nato in Romania il 18.12.1966;
PUCA Aldo, nato a Tearw (CE) il 05.02.1985;
TELESCA Patrizio, nato ad Aprilia (LT) il 27.10.1981;
PAPI Alessandro, nato in Genzano di Roma (RM) il 26.06.1982;
OLTEANU KarlyNinel, nato a Craiova (Romania) il 30.06.1974
Nel medesimo contesto, sono stati svolti approfondimenti investigativi di carattere patrimoniale, attraverso i quali è stato possibile appurare non solo l’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dai soggetti coinvolti nel procedimento penale ed il patrimonio dagli stessi posseduto, ma altresì che alcuni degli indagati hanno provveduto a reimpiegare nei circuiti economici legali le ricchezze illecitamente accumulate, in modo da ostacolarne il rintraccio della provenienza delittuosa, ed hanno fatto ricorso ad intestazioni fittizie dei propri beni, al fine di evitare possibili azioni ablatorie da parte dello Stato. In esito ai menzionati approfondimenti,pertanto, da un lato, sono state delineate a carico dei destinatari delle misure cautelari anche le condotte delittuose di trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio e, dall’altro, è stato eseguito il sequestro preventivo di 9 società, 11 quote societarie, 7 fabbricati di civile abitazione, 8 fabbricati industriali, 7 locali di deposito, 37 appezzamenti di terreno, 60 tra autovetture e mezzi d’opera aziendali, nonché numerosi rapporti bancari, tutti riconducibili agli indagati ed ai loro familiari e prestanome, per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro. Nei confronti delle enti coinvolti a vario titolo nel traffico illecito è stata contestata la violazione del Decreto L.von.231/2001 sulla responsabilità amministrativa da reato degli enti,in relazione ai reati in materia ambientale commessi dai soggetti che vi rivestivano posizioni apicali. A carico delle aziende “conferitrici” e dei rispettivi titolari è stata sottoposta a sequestro anche la somma complessiva di 200.000 euro circa, ritenuta profitto degli illeciti sversamenti.