Cresce la preoccupazione in attesa dei risultati del monitoraggio sulla nube sprigionata dal vasto incendio divampato venerdì scorso presso la Eco X di Pomezia, lo stabilimento di stoccaggio di rifiuti, plastica e carta in particolare, sulla Pontina Vecchia.
Dopo alla conferma di tracce di amianto sulla copertura dei capannoni dell’azienda occorre aspettare per avere certezza o meno della presenza di diossina provocata dalla bruciatura dei rifiuti. Mentre la situazione sta lentamente tornando alla normalità con i Vigili del Fuoco che sono ancora al lavoro, con circa 35 uomini, per spegnere i focolai e procedere allo smassamento e raffreddamento dei materiali all’interno dello stabilimento, quello che preoccupa sono i risvolti sulla salute.
E’ stato il direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6, Mariano Sigismondi a parlare della presenza nelle coperture del tetto amianto incapsulato. Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza – ha detto -. Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto, nell’immediatezza del momento”.
Secondo la Regione Lazio la situazione è sotto controllo: “I valori dell’aria sono entro i limiti di legge”, fanno sapere. “I dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria non hanno evidenziato superamenti dei limiti previsti”. Intanto il sindaco di Pomezia Fucci e il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, su indicazione della Asl Rm 6, hanno firmato un’ordinanza di “divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio dell’impianto”. Una misura che ha messo in allarme le organizzazioni degli agricoltori, Coldiretti e Cia, che già preannunciano di costituirsi parte civile “per i danni diretti, indiretti e di immagine provocati dall’incendio”. “L’ordinanza – spiega la Coldiretti -colpisce una area coltivata di circa 4mila ettari di terreno dove lavorano almeno 150 aziende agricole”.
L’Arpa Lazio (l’agenzia regionale protezione protezione ambientale) diffonde i primi risultati delle misurazioni effettuate nelle vicinanze del rogo esploso nell’impianto di stoccaggio.
“Il 5 maggio la concentrazione di pm10 era pari a 130 microgrammi per metro cubo – si legge nella nota – quando il limite fissato è di 50 microgrammi. Il 6 maggio i valori sono scesi a 73 microgrammi. I valori rilevati sono superiori al limite giornaliero di 50 ug/m3 previsti per l’aria dal D. Lgs 155/2010, ma comunque analoghi ai valori registrati nel centro urbano di Roma nei periodi invernali di maggiore criticità”.
Controlli e verifiche proseguono serrati. I laboratori del ministero dell’agricoltura hanno controllato campioni di frutta e verdura anche nelle zone di Fondi, Cisterna Aprilia e Latina, dove vengono coltivati ortaggi esportati in tutto il mondo. A Pomezia restano chiuse – si legge nell’ordinanza del sindaco – in via precauzionale le scuole di ogni ordine e grado per consentire le operazioni di pulizia straordinaria delle parti interessate dalla ricaduta da combustione”. Non solo. Nell’ordinanza, ha confermato il primo cittadino l’evacuazione delle case nel raggio di 100 metri dal luogo dell’incendio, raccomandando di tenere le finestre chiuse nel raggio di 2 km dal deposito andato a fuoco. Insomma i risultati delle analisi dei campioni prelevati nello stabilimento e nell’aria saranno alla base delle prossime azioni da mettere in campo per la tutela della salute e non solo. La procura, dal canto suo, va avanti con l’inchiesta alla cui base potrebbero esserci presto le ipotesi dei reati di rogo colposo e disastro ambientale.
Le forze dell’ordine raccomandano di fare attenzione alle truffe. Sono state, infatti, segnalate persone che girano munite di cartellino affermando di dover controllare se si sono depositate polveri generate dall’incendio ma si tratta di controlli di malintenzionati assolutamente privi di ogni fondamento. (Lazio Tv)