Domenica scorsa l’ultima notte. Poi la chiusura, nonostante le condizioni climatiche di pieno inverno. Erano 30-35 in media gli ospiti del dormitorio. Molti di loro malati o gravemente malati. Nonostante l’impegno dei volontari, appartenenti a diverse associazioni, nelle ultime settimane si erano acuiti i problemi organizzativi e gestionali. Era stato chiamato un vigilante per aiutare la Croce Rossa a gestire la struttura. Sempre più frequente , nonostante la presenza del vigilante, la richiesta di aiuto rivolta alle forze di polizia che intervenivano, oramai , quasi ogni notte. La gestione del dormitorio era stata affidata dai servizi sociali del Comune di Latina alla CRI.
La scorsa settimana si è svolta una riunione di coordinamento, alla presenza dei servizi sociali del Comune. Al termine è stato decisa la chiusura del dormitorio. Gli ospiti del dormitorio erano di diverse nazionalità: rumeni, bulgari, indiani, maghrebini i gruppi più numerosi. Tra di loro alcune donne. Anche alcuni italiani, residenti a Latina, sono stati ospiti fissi dell’ex magazzino agrario.
Da lunedì notte i senzatetto, compresi quelli malati, dormono in ripari di fortuna.
L’assoluta mancanza di strutture ricettive per senzatetto rende più drammatica la situazione.
Revocata la disponibilità di Valle della Speranza non vi sono altre strutture di pronta accoglienza per senzatetto.
Se vi saranno ancora notti fredde la vita di alcuni di loro sarà in serio pericolo.
Da questo punto di vista rivolgiamo un appello alla stampa affinchè presti attenzione a quanto accadrà nei prossimi giorni. Già nel passato, infatti, la morte per abbandono, malattie non curate e freddo dei senzatetto, avvenuta magari dopo un ricovero in estremis in ospedale, è stata fatta passare come il naturale epilogo della condizione di un malato a cui erano state prestate le necessarie cure sociali e sanitarie. Sappiamo che non è così.
Ieri notte abbiamo fatto un giro in città per vedere dove sono andati a finire gli ospiti del dormitorio CRI. Alcuni vanno a dormire all’interno del pronto soccorso del Santa Maria Goretti. Sdraiati sulle poltrone delle salette di attesa, tra i pazienti che aspettano di essere chiamati.
Quattro o cinque trascorrono la notte all’interno delle due gallerie, Cisa e Pennacchi, nel centro della città tra via Cairoli e Corso Matteotti.
Uno dei loro, un rumeno di quaranta anni, soffre di diverse patologie conseguenti ad una grave forma di dipendenza da alcol. Ieri ha avuto una crisi mentre era sdraiato all’interno della galleria Cisa. Un altro senzatetto, malato e costretto sulla sedie e rotelle, dormiva in terra, sotto la tettoia del cinema nei pressi della chiesa dell’Immacolata. Si tratta di un polacco presente a Latina da circa ventanni, già ospite di Valle della Speranza. Lo abbiamo trovato riverso in terra, sotto un cumulo di vecchie coperte. Ancora più grave la condizione del polacco trentenne alcolista che ha trascorso la notte sul marciapiede di via Pisacane, riverso sulle grate dalle quali fuorisciva aria un poco più calda. L’uomo non riusciva a camminare e non aveva nemmeno le coperte. Naturalmente non siamo riusciti a trovare tutti i senzatetto sparsi in vari luoghi del territorio e della città.
I rischi e il disagio maggiore sono di questi poveracci malati di cui nessuno si prende cura. Ma anche gli abitanti dei condomini e dei quartieri dove trovano riparo, sono sconcertati dinanzi alla situazione.
Ed ora ci aspettiamo che i servizi sociali del Comune, l’assessore Stefano Galetto, il presidente della C.R.I. Giancarlo Rufo, l’assessore alle politiche sociali della Provincia, Fabio Bianchi, dicano che tutto questo non è vero e presentino i risultati del dormitorio 2010 e delle attività collegate come un successone. Parlare di queste cose in campagna elettorale è sicuramente fastidioso per i politici al governo . Ma forse questo è proprio il momento giusto per cercare di riuscire a fare chiarezza sulla questione e fare dei passi in avanti. La prima considerazione è che il famoso dormitorio comunale, di cui si parla da moltissimi anni, si è dimostrato un miraggio, una bufala, da sventolare in ogni buona occasione.
La realizzazione del nuovo dormitorio è stata annunciata, spudoratamente, più volte, come un avvenimento imminente. Ma sembra un prospettiva ancora incerta e certamente non risolutiva. Il secondo dato di fatto è che la gestione del dormitorio invernale dell’ex consorzio agrario da parte della Cri di Latina è stata, palesemente, fallimentare. Naturalmente i volontari e gli operatori hanno fatto il possibile, con generosità e spirito di sacrificio. Ma questo è una diversa questione.
L’altro drammatico aspetto è la mancanza di una visione complessiva del problema. Non c’è chi abbia sollevato il concetto elementare che la gestione di queste emergenze non può essere solo mettere a disposizione una brandina, qualcosa da mangiare quindi si mette a sorvegliare un vigilante. Le situazioni dei senzatetto, vanno analizzate caso per caso, da un servizio sociale competente che abbia la possibilità di provare ad indicare e realizzare soluzioni: i rimpatri volontari, gli accompagnamenti, progetti di sostegno alla casa, coinvolgimento delle famiglie e dei servizi di provenienza, progetti individuali di cura e sostegno. La situazione, a Latina e nell’intera provincia è ben lontana da questo concetto, che non è neanche nella consapevolezza dei nostri amministratori.
Come è noto nella scorsa settimana si è discusso della proposta, avanzata dal consigliere comunale di Latina, Cesare Bruni (Pdl) riguardo l’esigenza di difesa dei valori della cristianità, messi sotto attacco in tutto il mondo. Rivolgo a Bruni e a tutti i suoi colleghi di Consiglio, l’invito a difendere i valori di solidarietà, anche nelle nostre strade. Aiutando i poveri e gli umili che le popolano.
Sergio Sciaudone