Antonio Pennacchi a tutto campo sulla politica locale.
“Io adesso non lo so se sia vero o meno che i lavoratori della Nexans di Latina (ex Fulgorcavi) abbiano menato i loro dirigenti aziendali. Se è vero – e a parte il fatto che magari quei dirigenti se lo fossero pure meritato – è un fatto che va severamente condannato: in primo luogo perché sennò mi denunciano anche a me per apologia di reato, e in secondo luogo perché i primi da menare, eventualmente, erano i politici di Latina, soprattutto i consiglieri “dimissionari” che con la loro furbizia che manco il callido Ulisse (penso soprattutto a quelli di sinistra) hanno di fatto privato i lavoratori della Nexans anche d’uno straccio di sindaco che ne potesse a pieno titolo assumere le difese e la rappresentanza. Mo’ da chi vai: dal commissario? Dal commissario di pubblica sicurezza ti manderei io.
Ma non è tutto. Questo intero ceto politico-sindacal-imprenditoriale che ci è capitato in sorte, come si sta movendo sulla crisi Nexans? Si sta movendo come tutte le altre volte – in tutti questi anni – in cui una ad una si sono sgranate le decine e decine di altre fabbriche che pure avevamo. Si sono sempre mossi da becchini d’antan che – registrato il decesso – si limitavano a seppellire i morti, consolare in qualche modo i feriti e spartirsi le spoglie dei defunti. E così pure per la Nexans adesso già si sente il coro di chi pensa a dividere o scorporare lo stabilimento – “In questo capannone ci possiamo fare questo, in questo ci faremo quest’altro” – o a chiedere a Nexans un obolo in più per la liquidazione o per ricollocare i lavoratori (“A te ci penso io, a quell’altro ci pensa il sindacato suo”) o addirittura a fare di tutto il sito una centrale di compostaggio, un bel deposito per la monnezza. Tu pensa che geni. Per loro la Nexans è già chiusa e stanno solo pensando a come mettere un po’ di vaselina ai lavoratori.
Ce ne fosse uno che giochi all’offensiva e che dica: “No, la Nexans non si chiude perché il suo pane può ancora guadagnarselo benissimo facendo cavi. Anzi, deve reinvestire e mettere macchine nuove e fare nuove assunzioni, perché se a Latina tu devi rifare la nuova centrale nucleare, è giusto che a Latina tu faccia pure i cavi elettrici per trasportare la corrente. Perché li devi andare fare in Germania o a Battipaglia?” (per inciso, il management di Nexans Italia – quello che ha deciso di chiudere Latina e trasferire ogni cosa a Battipaglia – è tutto casualmente d’area campana. Poi dice perché quelli di Latina gli hanno menato. La centrale però la faranno da noi, mica a Battipaglia).
Il dramma vero è che anche sulla centrale nucleare il nostro ceto politico-sindacal-imprenditoriale latinese sembra sapersi comportare solo come un ceto di beccamorti. Il nucleare difatti può piacere o non piacere, ma oramai pure i bambini sanno che se vuoi restare un paese sviluppato, tu puoi pure riempire tutte le montagne d’Italia con l’eolico e tutti i campi agricoli con il solare, ma più del 6 o 7 per cento del fabbisogno energetico nazionale non potrai mai soddisfare. La pietra filosofale, come si sa, non esiste, e tolto l’idroelettrico ed il geotermico (che più di tanto non possono più crescere) l’85 per cento del tuo fabbisogno energetico – che è peraltro destinato ad aumentare – dovrai sempre andarlo a prendere da qualche altra parte: carbone, petrolio, gas o nucleare. Scegli tu. Ed è per questo che ogni volta che sento una povera bestia o un ciarlatano parlare di green economy o di energia pulita, io non posso non pensare che sia pagato dalla lobby dei petrolieri o quanto meno che sia un interista. Quello cià i giocatori da paga’, e solo Moratti e gli amici suoi ci possono guadagnare da un nuovo stop al nucleare. Noi no. Noi cittadini la corrente la pagheremmo di meno.
Comunque e in ogni caso – piaccia o non piaccia il nucleare – l’Italia ha ufficialmente deciso il ritorno a questa tecnologia. Berlsuconi ha già firmato con Sarkozy. Torneremo al nucleare insieme ai francesi. Dandogli ovviamente dei soldi. E nel nucleare francese – in cui noi adesso andiamo a mettere i soldi – c’è Alcatel, che è guarda caso padrona di Nexans. A Latina però non c’è un solo beccamorto – parlo dei politici ac similia – che si dichiari favorevole o quano meno disponibile al nucleare. Tutti contrari. E tutti giurano e spergiurano che non consentiranno mai al governo o a chicchessia di rifare una nuova centrale nucleare a Latina-Borgo Sabotino: “Manco ai cani!”. E giù gli applausi della gente.
Eppure sanno bene tutti quanti che se parte davvero il piano nucleare – come partirà poiché deciso, a meno che Moratti non s’inventi una nuclearopoli – la prima centrale te la becchi proprio tu qui a Latina, perché se già cinquant’anni fa l’Eni di Mattei (che era una cosa seria) ti individuò come il sito più adatto e più sicuro di tutta Italia, non si capisce perché adesso la dovrebbero andare a fare da un’altra parte, considerato che qui ci sono già pronti pure tutti gli elettrodotti. No, rivanno a fare da un’altra parte anche le linee dell’alta tensione per far piacere a te? Ma tu sei scemo.
I nostri beccamorti ovviamente lo sanno benissimo – mica ci vuole per forza uno scrittore, lo capisce pure un ragazzino, appunto – ma che gliene frega a loro? Loro adesso hanno solo paura di quel che gli può dire la gente. E allora raccontano le fregnacce e dicono che non la faranno mai fare. Poi – quando invece si farà – diranno come sempre che gliel’hanno imposta: “E’ colpa del governo centrale, io ero contrario, non la volevo, ma che ci posso fare?”. E noi ce la beccheremo comunque e in ogni caso ai prezzi e alle condizioni che avranno deciso altrove – “Tu eri contrario!” – compresa la chiusura della Nexans. Ecco perché “beccamorti”: perché aspettano solo, per muoversi, di vedere il cadavere ben steso e freddo sulla tavola di marmo.
Ma muoviti prima, benedett’Iddio! Parla chiaro alla gente, non dire le bugie, di’ la verità anche se sgradevole; ma poi vai a contrattare in anticipo, parti in contropiede, vai al contrattacco: “Vuoi fare la centrale? Va bene, siamo disponibili, eccoci qua: però tu ci devi fare anche il porto, l’aeroporto, ci devi rimettere altre industrie in zona e devi dare la corrente aggratis a tutti i cittadini di Latina. E soprattutto intanto non devi più chiudere la Nexans: va’ a chiudere a Battipaglia, va’ a chiudere dove ti pare, ma qua mi devi mettere altre macchine ed altre linee di produzione, mi devi fare pure nuove assunzioni, devi tornare ai mille dipendenti di quand’era ancora Fulgorcavi”. Questo è un politico che si rispetti, sennò sei beccamorto e basta. Andate a fare i picchetti sotto palazzo Grazioli coi lavoratori della Nexans, legatevi con le catene, fatevi menare dalla celere, ma non venite via da là – Fazzone e Moscardelli in testa – se prima Berlusconi non ha chiamato Sarkozy: “A Sarkozy, ma a che gioco giochiamo? Lo vuoi fare o no sto nucleare insieme a me? E allora di’ ad Alcatel che non stia più a rompere i coglioni alla Nexans di Latina”. Sennò andate a lavora’ al cimitero, ma non vi presentate più alle elezioni.”