Il tribunale speciale che sta esaminando il caso dei due marò italiani bloccati in India ha rinviato l’udienza prevista per oggi sul caso al prossimo 30 gennaio alle 14 ora indiana.
Il giudice Darmesh Sharma ha chiesto ai legali della difesa di formalizzare la propria posizione su alcune obiezioni. All’udienza, durata circa 15 minuti, non erano presenti i due fucilieri. Agli atti manca ancora il rapporto della polizia della Nia sulla conclusione delle indagini.
Il dibattito si è incentrato sulla richiesta formulata dall’accusa al tribunale di assumere la custodia dei marò, attualmente in libertà provvisoria dietro cauzione e residenti nell’ambasciata d’Italia a New Delhi.
A questa richiesta la difesa aveva preannunciato una serie di obiezioni che però oggi, per ragioni tecniche, non sono state formalizzate. Sharma ha quindi preso atto della situazione e ha rinviato l’udienza al 30 gennaio con l’accordo delle parti.
Al termine della seduta, i legali dei marò hanno espresso “soddisfazione per il fatto che il magistrato non abbia accolto la richiesta della Nia aggiornando la discussione”. “Siamo convinti – hanno concluso – che l’assegnazione della custodia dei due imputati al giudice speciale della Session Court sia illegale perché contraddice le disposizioni della Corte Suprema e perché non è stato presentato il rapporto contenente i capi di accusa”. Ieri intanto manifestazione di protesta sotto l’ambasciata indiana a Roma da parte di CasaPound.
Marò, CasaPound: pazienza finita, in caso di condanna chiuderemo ambasciata indiana
“La pazienza e le parole sono finite. Se le cose precipitassero noi siamo pronti ad agire”. Lo dichiara in una nota CasaPound Italia, in vista della nuova udienza di oggi per i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in cui forse si deciderà l’esatto capo di imputazione dei due soldati.
“Cpi – prosegue la nota – ha seguito la vicenda dei due marò portando all’attenzione dei media e della politica tutte le prove della loro innocenza. Il fallimento italiano e il disonore che questa vicenda ha gettato sulla nazione sono da imputare soprattutto a tutti i patrioti a fasi alterne di centrodestra, vecchi e nuovi, che potevano fare molto quando erano al governo con Mario Monti e che ora si sperticano in iniziative ridicole su Facebook.
Fino ad ora qualsiasi forzatura da parte nostra avrebbe messo a rischio i nostri soldati prigionieri, ma a fronte di qualsiasi condanna ci saranno degli italiani che in strada, alla luce del sole e senza cospirazioni, si prenderanno la responsabilità di chiudere l’ambasciata indiana a Roma se questo non verrà fatto dal governo il giorno stesso della condanna”.
In relazione alla vicenda dei due marò, CasaPound continua a chiedere: “Pressione militare, manovre al largo del Kerala, lo studio di un blitz militare per recuperare i nostri soldati. Tutto ciò per creare un caso internazionale da discutere nelle sedi opportune e vedere chi si schiera con l’Italia e chi contro. Chiediamo inoltre il ritiro dei nostri soldati da tutti in fronti internazionale per il manifesto disinteresse della comunità internazionale nei confronti del rapimento e la prigionia dei nostri soldati da parte dell’India”.